lunedì 1 settembre 2014

Dai beduini al jihad. Cent’anni di Stati fantasma

FONTE: Limes
Giampiero Gramaglia

"Il Fatto", 28 agosto 2014

NEL 1915, SYKES E PICOT DISEGNARONO LE AREE DI INFLUENZA DELLE POTENZE BRITANNICA E FRANCESE IN MEDIO ORIENTE. INVENZIONI GEOGRAFICHE CHE IN UN SECOLO HANNO PORTATO A UNA SERIE DI CONFLITTI NEL GRANDE GIOCO DELL’ASIA MINORE, TRA ETNIE, FEDI E LA SCOPERTA DELL’”ORO NERO“

Mi piacerebbe tracciare una linea dalla e di Akre (località dell’odierna Giordania, ndr) all'ultima k di Kirkuk”, la storica capitale dei curdi, in Iraq, di cui i peshmerga hanno ora ripreso il controllo: così, Mark Sykes, diplomatico britannico, diceva, il 16 dicembre 1915, a Downing Street, parlando con il collega francese François Georges Picot. In quella battuta, c’è la filosofia della sistemazione dei resti dell’Impero Ottomano, dopo la fine della Prima guerra mondiale: frontiere più rispettose di meridiani e paralleli che di etnie e religioni; scatolini di sabbia che si rivelano barili di petrolio; e nessuna attenzione al rispetto della parola data e, tanto meno, alle aspirazioni d’indipendenza dei popoli arabi. Nonostante il contributo – spesso decisivo – da essi fornito durante il conflitto.
Stanno lì molte radici delle tensioni e delle violenze dei giorni nostri nella Regione. L’Occidente, del resto, non riservò al Mondo arabo la sua miopia colonialista: pure i confini africani erano stati tracciati, nell’Ottocento, con criteri analoghi, separando popoli fratelli e mettendo insieme atavici nemici. Gli spaventosi eccidi di hutu e tutsi tra Rwanda e Burundi ne sono una conseguenza.
Con la paradossale conseguenza che turbolenze e barbarie – riconducibili alla lontana a quegli errori – contribuiscono, oggi, ad alzare una barriera di diffidenza e d’incomprensione, se un giornalista come Domenico Quirico, espertissimo d’Oriente, ma che ha sperimentato in prima persona l’asprezza del conflitto, scrive: “L’Occidente non vuole vedere che ci hanno dichiarato guerra... L’Islam moderato non esiste”.

LE LINEE IMMAGINARIE DELL’ACCORDO SYKES-PICOT E LE SFERE DI INFLUENZA
Tutto comincia da lì, da quella frase a Downing Street. Sykes e Picot negoziarono dal novembre 1915 al marzo 1916: il 16 maggio, venne firmato l’accordo che porta il loro nome, Sykes-Picot, l’Asia Minor Agreement, è un accordo segreto tra i governi del Regno Unito e della Francia, in assenza della Russia, che definiva le rispettive sfere di influenza nel Medio Oriente una volta sconfitto l'Impero Ottomano al termine della Prima guerra mondiale.
Al Regno Unito fu riservato il controllo dell’attuale Giordania, dell'Iraq e una piccola area intorno ad Haifa. Alla Francia fu destinato il controllo del Sud-Est della Turchia, della parte settentrionale dell'Iraq, della Siria e del Libano. La zona successivamente individuata come Palestina doveva passare sotto un'amministrazione internazionale, coinvolgente l'Impero russo e altre potenze.
L’accordo venne tenuto ben segreto ai capi arabi che si battevano contro l’Impero Ottomano, sperando nell’indipendenza, e anche agli ufficiali alleati che ne coordinavano le operazioni. Non ne sapevano nulla, naturalmente, Thomas Edward Lawrence, cioè Lawrence d’Arabia, e il suo amico Faysal, figlio dello sceriffo della Mecca. E, se lo avessero saputo, magari il cinema non avrebbe mai avuto modo di raccontare pagine tra epica e storia come la presa di Aqaba nel 1916.
Paladino per studi e cultura del nazionalismo arabo, Lawrence, uno 007, ufficiale dei servizi segreti di Sua Maestà, doveva porre al servizio della causa degli alleati l’insurrezione araba contro l’Impero Ottomano in atto tra l’Higiaz, la regione della Mecca e di Medina, e la Transgiordania.
Al padre di Faysal, al-Husain ibn Ali, venne prospettata l’indipendenza della nazione araba, senza tuttavia mai precisarne le dimensioni geografiche. Ma Londra e Parigi avevano già concordato d’attuare la cosiddetta politica del ‘doppio binario’: fare promesse agli arabi, ma intanto spartirsi sulla carta i domini ottomani.

IL PRIMO DOPOGUERRA E LE FAIDE TERRITORIALI DELL’EX IMPERO OTTOMANO
Lawrence e Faysal se ne resero conto a vittoria acquisita e guerra ultimata. Alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1919, Faysal guidò la delegazione araba che cercò di fare valere le promesse ricevute e riuscì almeno a ottenere che alcuni Paesi arabi fossero guidati dalla dinastia hascemita, la sua.
A margine della conferenza, si ponevano le basi per altri conflitti che sono scoppiati un secolo dopo. Il 3 gennaio1919, Faysal e il presidente dell'Organizzazione sionista mondiale Chaim Weizmann firmarono un accordo – andato poi disatteso – secondo cui la Dichiarazione Balfour doveva costituire una base di discussione per il futuro dell'area alla fine del dominio britannico.
Negli anni successivi, le tappe furono serrate. Nel marzo1920, Faysal è proclamato re del Regno arabo di Siria, la Grande Siria, dal Congresso nazionale siriano. In aprile, la Conferenza di Sanremo dà alla Francia il mandato sulla Siria e scoppia la guerra franco-siriana. Un anno dopo, marzo 1921, alla Conferenza del Cairo, i britannici individuarono in Faysal il re dell’Iraq, sotto il loro protettorato.
L’assetto dell’area fra le due guerre era, alfine, definito. A turbarlo, senza però modificarlo, vennero sommosse religiose e anti-coloniali, fra cui, nella prima metà degli Anni Venti, la cosiddetta Grande rivoluzione siriana. Nel 1932, l’Iraq acquisì la piena indipendenza, prodromo al Massacro di Cibele, una strage di cristiani.

IL SECONDO DOPOGUERRA TRA GUERRE DI INDIPENDENZA, GOLPE E STRAGI
Nel secondo dopoguerra, le aspirazioni d’indipendenza sono pienamente realizzate. Ma la nascita d’Israele crea in tutta l’area nuove tensioni. Indipendente dal ’46, la Siria conobbe un periodo d’instabilità con colpi di Stato a raffica 13 – e l’effimera esperienza della Repubblica araba unita, con l’Egitto.
Dal 1963 il Paese è governato dal partito Bath, d’ispirazione socialista e panaraba; e, dal 1970, ha un presidente della famiglia al-Assad. Dalla Guerra dei Sei Giorni del ‘67, Israele occupa le Alture del Golan. La sommossa scoppiata nel 2011 ha fatto quasi 200 mila vittime, ridotto in macerie città, consegnato una parte della Siria all’estremismo integralista, ma non ha rovesciato il regime.
Più tormentate le vicende dell’Iraq, dove la monarchia venne rovesciata una prima volta nel 1941, su istigazione della Germania, ripristinata dagli alleati e poi di nuovo, definitivamente, esautorata nel 1958 con il colpo di Stato cruento degli Ufficiali Liberi. Per un decennio, i golpe si succedono fin quando, nel ’68, un quinto putsch insedia per 25 anni al potere il Bath e Saddam Hussein, sancendo la ‘dittatura’ della minoranza sunnita sulla maggioranza sciita.

IL DITTATORE DI BAGHDAD SALVATO NEL ‘91, VIENE FATTO FUORI COME DI AL QAEDA
Il laico Saddam spaventa l’Occidente quando nazionalizza il petrolio – l’Iraq ne è il 3° produttore mondiale –, ma fa il gioco dell’America nel 1980, quando dichiara guerra all’Iran integralista: quasi nove anni di conflitto, forse un milione e mezzo di caduti, ma né vincitori né vinti.
Nel 1991, l’occupazione e l’annessione del Kuwait innesca la Guerra del Golfo: l’Iraq è sconfitto, ma Saddam – divenuto un nemico – resta al potere. Nel 2003, l’invasione americana, giustificata con falsi pretesti, rovescia il regime e abbatte le statue del dittatore, trasforma il paese in una Repubblica parlamentare, ma non sana le tensioni tra sciiti, sunniti e curdi. Che, oggi, riesplodono, sotto la spinta jihadista.

FONTE: Limes

LA I GUERRA MONDIALE
Dopo più di 600 anni, l'impero ottomano che andava dalla Turchia alle porte di Vienna si dissolve in piena Prima guerra mondiale, durante la quale era alleato con le potenze centrali (Impero di Germania, Austria-Ungheria e Regno di Bulgaria). Gli anni fatali per la sua scomparsa: dal 1912 al 1922.
EBREI E PALESTINA
La Palestina diventa un protettorato britannico nel 1917. Dalla fine della Prima guerra mondiale comincia l'esodo del popolo ebraico, intensificato dall'aumento dell'antisemitismo in Europa centrale dall'inizio del 1920, e che raggiunge il suo zenit sotto i regimi fascisti negli Anni 30.
DOPOGUERRA E ISRAELE
Il 14 maggio 1948 David Ben Gurion proclama la nascita dello Stato di Israele. Le truppe britanniche si ritirano: la guerra inizia lo stesso giorno. Segue la risoluzione 181 dell’Onu che prevedeva la costituzione di due Stati indipendenti, uno ebraico e l'altro arabo. S’intensifica l'esodo degli ebrei verso Israele.
IL FRONTE ARABO: ‘67-‘73
La guerra d’attrito comincia nel 1967, fra Egitto e Israele. La guerra del Kippur, o guerra arabo-israeliana, inizia nell'ottobre 1973 e finisce lo stesso mese. Iniziò dopo l'attacco a sorpresa dell'Egitto e della Siria, nel Sinai e nel Golan, luoghi conquistati 6 anni prima da Israele durante la guerra dei 6 giorni.
LA II GUERRA DEL GOLFO
Inizia nel marzo 2003, con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione guidate dagli Stati Uniti. L'obiettivo principale era la deposizione del dittatore Saddam Hussein, obiettivo raggiunto il 15 aprile 2003, anche se la guerra è proseguita sino al 2011 con le principali città conquistate dalla coalizione.
LE PRIMAVERE ARABE
La primavera araba descrive l'insieme di proteste nel mondo arabo, iniziate nel dicembre 2010 in Tunisia, dopo il sacrificio di Mohamed Bouazizi che si diede fuoco, per protestare contro le condizioni economiche del suo paese; sono seguite le rivoluzioni in Egitto, Libia, Siria e tumulti in gran parte del mondo arabo.




Il righello della storia e i confini tra le sabbie del deserto

Laetitia Méchaly

IL 16 MAGGIO 1916, in piena Prima guerra mondiale, viene firmato a Londra l'accordo segreto Sykes-Picot (o Asia Minor Agreement) tra i governi della Francia e del Regno Unito. Durante la caduta dell'Impero Ottomano le due potenze hanno deciso di spartirsi i territori medio-orientali in cinque zone, senza consultare le popolazioni locali. L'accordo, poi modificato nel 1918, prevedeva in particolare che il Libano, il sud-est della Turchia, una parte della Siria e dell'Iraq finissero sotto l'influenza francese, mentre il Kuwait, il sud della Siria, la Giordania e la Palestina sotto quella inglese. A complicare la questione, secondo tale accordo, nella attuale Palestina si sarebbe dovuta formare una amministrazione di tipo internazionale in collaborazione con la Russia. Sono queste frontiere che l'Isis afferma di non riconoscere, così come l’accordo Sykes-Picot, cercando di superare quella fase storica con la creazione del Califfato. L’accordo è sempre stato percepito da parte del mondo arabo - che non ne venne a conoscenza fino al 1917 - come lo specchio dell’imperialismo occidentale. L’accordo fu confermato durante la conferenza di Sanremo dell’aprile 1920.



Glossario della crisi
Isis, Califfato, Yazidi: il Medio Oriente fra mitra e preghiere

G. G.

Mesopotamia – La ‘scena del crimine’: è la terra tra i fiumi (Tigri ed Eufrate) dei nostri studi classici, parte della Mezzaluna Fertile del Mondo Antico. Per millenni, la sua storia quasi coincide con la storia della civiltà: sumeri, assiri, babilonesi, persiani; ed i suoi popoli si ritrovano nella Bibbia. Oggi, il termine viene comunemente riferito a una zona più ampia di quella originaria.
Isis, o Isil, o Is – È, negli acronimi inglesi, lo Stato islamico (Is), che inizialmente veniva chiamato Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) o Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis): una nuova entità creata dall’avanzata delle milizie integraliste d’osservanza sunnita, che profittano della rovina della Siria e della debolezza dell’Iraq, dove il potere centrale alimenta la contrapposizione fra sciiti e sunniti. Califfato – Geograficamente, per ora coincide con lo Stato islamico. Ma il progetto è di ripristinare l’autorità su tutto l’Islam di una figura che concentra potere religioso, in quando vicario del Profeta, e potere temporale. Esauritosi nel 1923, dopo quasi 13 secoli di vita, non sempre facile, il califfato è un polo d’attrazione dell’integralismo islamico. 
Jihad– La parola è araba ed esprime il concetto di “fare il massimo sforzo”. Oggi il termine è utilizzato quasi esclusivamente come sinonimo di “guerra santa”, ma ha pure risvolti individuali, nel senso dell’impegno interiore per attingere la fede perfetta.
Bin Laden (e al-Zawahiri) – Osama bin Laden, il ricco saudita, ideatore e capo di al Qaeda, mente dell’attacco all’America dell’11 settembre 2001, e Ayman al Zawahiri, il medico egiziano, capo della rete dopo l’uccisione di Bin Laden il 1° maggio 2010, oggi fuori dai giochi. Al Qaeda è ormai un punto di riferimento per l’integralismo più storico che attuale.
al-Zarqawi – Abu Mus’ab al-Zarqawi, ucciso in Iraq da un raid americano il 7 giugno 2006, quando su di lui c’era una taglia da 25 milioni di dollari, era un giordano di origine palestinese: veniva da Zarqa, città di un campo profughi creato nel 1948. Comandante di al Qaeda in Iraq, come lo designò Bin Laden, è il terrorista che pratica la decapitazione degli ostaggi, protagonista d’azioni violente e crudeli. A lui, paiono ispirarsi gli uomini del Califfato.
al-Baghdadi – Abu-Bakr al-Baghdadi, che porta il nome del primo califfo, è il nuovo califfo, capo delle milizie jihadiste che hanno creato l’Is. Su di lui, le notizie sono poche e contraddittorie: imam in Iraq all’epoca dell’invasione americana, poi detenuto a Camp Bucca dal 2004 al 2009, esponente e dal 2010 leader di al Qaeda in Iraq, su di lui pende una taglia da 10 milioni di dollari.
Sunniti – Sono nettamente maggioritari nell’Islam (circa il 90%, quasi 1,4 miliardi di persone, più dei cattolici), ma sono minoritari in Mesopotamia. Il nome viene da sunna (in arabo, consuetudine, quella che c’era tra il profeta Maometto e i suoi compagni. Il califfato è storicamente l’espressione della loro visione del rapporto integralista tra Stato e fede.
Sciiti – Sono la maggiore minoranza islamica –ma sono maggioritari in Iran e nella Mesopotamia- e sono, originariamente, il ‘partito di Ali’, cugino e genero del profeta Maometto, ai cui successori considerano riservata la guida dell’Islam. Lo scisma risale al 680 e attraversa, quindi, tutta la storia musulmana.
Alauiti – Sono una frazione sciita (il nome rivela la deferenza ad Alì), presente soprattutto in Siria - circa 6 milioni, un quinto della popolazione -, ma pure in Libano. Alauita è la famiglia del presidente siriano Bassar al-Assad.
Salafiti – Il salafismo è una scuola di pensiero sunnita ispirata a modelli esemplari di virtù religiosa della tradizione islamica, che può offrire all’integralismo giustificazioni teologiche. Il movimento è anti-occidentale, ma porta in sé germi di rinnovamento dell’Islam.
Curdi– Sono un gruppo etnico indoeuropeo di religione islamica e con una propria lingua e abitano il Kurdistan, territorio della Mesopotamia compreso tra Iran, Iraq, Turchia, Siria, Armenia. I curdi, discendenti dagli antichi medi, con apporti guerrieri di sciti e galati di stirpe celtica, sono oggi quasi 40 milioni: forse il più grande gruppo etnico a questo mondo senza unità nazionale.
Caldei – Il termine si presta a confusione: i caldei, infatti, erano semiti della Mesopotamia, che finirono con il mescolarsi con le etnie della Regione. Oggi, i caldei sono i seguaci della Chiesa cattolica locale, circa un milione di fedeli, un quarto dei quali vive, o viveva, in Iraq. Il loro primate è il patriarca di Babilonia, con sede a Baghdad: Louis Raphael I Sarko.
Yazidi – Pochi ne conoscevano l’esistenza. Sono un gruppo curdo, poche centinaia di migliaia di persone, metà delle quali in Iraq, altre in Turchia, Siria, Iran, Armenia contraddistinto dalla fede religiosa: la loro fede, che ricorda i culti pre-islamici curdi, è una combinazione di zoroastrismo, mitraismo, manicheismo, ebraismo, cristianesimo, islam; praticano il battesimo, la circoncisione, il digiuno e il pellegrinaggio.

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