I legionari romani? Altro che portatori di civiltà
Secondo un’autorevole rivista nella Britannia romanizzata del II secolo dopo Cristo i capi mozzati venivano ammucchiati in fosse aperte dove si decomponevano
Franco Rollo
"l’Unità", 22 marzo 2014
L’IDEA CHE I LEGIONARI ROMANI CHE ATTORNO AL I SECOLO DOPO CRISTO SI INSEDIARONO NELLA LORO ISOLA FOSSERO DEI BRUTI SANGUINARI, anziché dei portatori di civiltà, come amiamo ritenerli noi, fa, di tanto in tanto, capolino nell’immaginario collettivo inglese. Ricordo, era l’autunno del 1980, il clamore mediatico suscitato dalla rappresentazione di The Romans in Britain al National Theatre di Londra. Si trattava di una pièce che aveva come tema la sottomissione delle popolazioni autoctone celtiche da parte degli invasori. Per fiaccarne il morale i romani applicavano la sottile strategia psicologica di sodomizzare i druidi su cui riuscivano a mettere le mani. Lo stupro del druido, ripetuto sul palcoscenico ogni sera con impressionante realismo teatrale, fece scandalo in un’Inghilterra ancora puritana e contribuì grandemente al successo mediatico del dramma (l’avventurosa storia delle rappresentazioni di The Romans in Britain, è narrata da Mark Lawson in un documentato articolo, Passion Play, su The Guardian, Friday 28 October 2005). Nelle intenzioni dell’ autore, Howard Brenton, The Romans in Britain avrebbe dovuto costituire una metafora della occupazione inglese dell’Irlanda del Nord e, in generale, dell’imperialismo e abuso di potere in ogni epoca storica. Ho però il sospetto che solo alcuni cogliessero la metafora; negli altri prevalse l’interpretazione letterale e superficiale della sceneggiatura, da cui trassero l’opinione, un po’ goliardica, che gli antichi romani erano dei bruti sadici e che i celti, i druidi in particolare, avrebbero dovuto difendere con più determinazione il loro onore.
Il dibattito sulla brutalità degli antichi romani sembra ora destinato, inaspettatamente, a rinfocolarsi ad opera, non più di un autore teatrale, ma di Journal of Archaeological Science. L’autorevole rivista scientifica ha pubblicato un articolo in cui si afferma senza mezzi termini che nella Britannia romanizzata del II secolo dopo cristo erano all’opera cacciatori di teste. Autori dell’articolo sono due giovani e preparate ricercatrici, Rebecca Redfern del Museum of London e Heather Bonney del London’s Natural History Museum. Esse ritengono di avere raccolto le testimonianze di una incetta di teste umane che venivano poi ammonticchiate in fosse aperte dove si decomponevano e venivano scarnificate dagli animali. Per la loro indagine hanno utilizzato 39 crani ritrovati nel corso di scavi condotti nel 1988 entro il perimetro della Londra romana, Londinium, in un’area archeologica interessata dal corso dello scomparso torrente Walbrook. Una volta recuperati i crani erano stati trasportati al Museum of London dove sono rimasti in deposito per anni; l’uso di metodi avanzati di antropologia forense ha ora permesso di scoprire che la maggior parte di essi appartiene ad individui adulti di sesso maschile che, poco prima di morire, furono feriti con vari tipi di armi. Sono state trovate anche tracce di vecchie ferite, riconoscibili per il fatto che l’osso ha avuto il tempo di rimodellarsi e cicatrizzarsi.
La vicinanza del sito dove sono stati ritrovati i resti umani a quello dove sorgeva l’anfiteatro di Londinium ha fatto pensare a gladiatori sconfitti che sarebbero stati finiti con la decapitazione o le cui teste sarebbero state spiccate dal corpo dopo la morte per motivi ancora non chiari. Le tracce di ferite, vecchie e recenti, si accordano perfettamente con quello che comunemente si pensa fosse lo stile di vita di un gladiatore. Vi è anche una seconda ipotesi: sembra ragionevole supporre che, almeno in alcuni casi, i crani siano di delinquenti comuni; negli anfiteatri e nei circhi venivano eseguite le sentenze alla pena capitale. Vi è, infine, una terza ipotesi, che le autrici dell’articolo sostengono con convinzione. Questa è che i crani rappresentino trofei di guerra delle truppe che presidiavano il Vallo di Adriano. Lì avevano primariamente il compito di tenere tranquilli e sottomessi i locali. Secondo questa ipotesi le teste mozzate di quelli che, possiamo immaginare, erano dei ribelli catturati, sarebbero state trasportate o spedite a Londinium, la sede del comando supremo romano, come prova di missione compiuta e per riscuotere le taglie spettanti. Dopo essere state esposte in luoghi pubblici per l’edificazione della cittadinanza, le teste sarebbero finite nelle fosse comuni.
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