giovedì 22 agosto 2013

Così Velazquez mostra il mito del ragno


Melania Mazzucco

"La Repubblica", 4 agosto 2013

Quando Amleto fa rappresentare alla corte di Danimarca l'Assassinio del Gonzago dalla compagnia di attori girovaghi, Shakespeare replica al livello dei personaggi l'antefatto della tragedia - illuminandone il significato. È la tecnica narrativa che i teorici della letteratura chiamano "mise en abîme" (messa in abisso). Dilagò nel teatro barocco - ricco di commedie doppie e perfino triple, intrichi di storie a specchio che inabissavano personaggi e spettatori nel labirinto dell'illusione. Non era esclusiva della parola: anzi l'immagine si prestava ad aperture e rifrazioni anche più vertiginose. In arte, l'avevano usata virtuosisticamente i fiamminghi. Ma nessun pittore l'ha reinventata con la finezza e la profondità di Velázquez, nei suoi tardi capolavori: Las meninas, uno dei quadri più celebri di tutti i tempi, giustamente definito da Luca Giordano "la teologia della pittura" e questo: meno noto, ma altrettanto enigmatico e affascinante.
A prima vista, sembra un quadro naturalistico, ambientato in una fabbrica di tappeti. Nel '700 gli fu infatti assegnato il titolo Las hilanderas (Le filatrici). Si pensò che l'illustre Velázquez, ormai gentiluomo di corte incaricato di decorare palazzi e organizzare i viaggi del re, avesse fatto un sopralluogo nella manifattura di Santa Isabel, dove si filavano gli arazzi per le residenze di Filippo IV - suo protettore, padrone e amico. E che avesse riprodotto l'ambiente con verità: del resto in gioventù, a Siviglia, prima di trasferirsi a Madrid e diventare pittore di corte, si era specializzato in quadri di genere ambientati nelle taverne e nelle cucine. Aveva rappresentato con realismo paragonabile a quello di Caravaggio acquaioli e friggitrici di uova, servette mulatte, picari, cipolle, coltelli e umili pesci.
In primo piano infatti, in un locale saturo di pulviscolo di lana, immerso nella penombra dorata, cinque donne sono intente al lavoro manuale - fra gatti, fusi e fiocchi caduti. Sul muro è appesa una matassa. A sinistra, una vecchia; a destra, una giovane, di spalle, con la camicia bianca. Spinta dalla mano della vecchia (appena abbozzata), la ruota dell'arcolaio gira talmente veloce che i raggi diventano invisibili. La raffigurazione del moto è così virtuosistica che non riesco a capire come Velázquez abbia fatto a dipingerlo. Ma la filatrice al centro si china, il movimento fa vibrare la figura e la sfuoca, guidando il nostro sguardo più dentro l'immagine. La luce squarcia al centro la stanza, aprendo lo spazio.
In secondo piano, tre donne eleganti - estranee al mondo artigiano delle filatrici - si affacciano sul proscenio di un teatro, occupato da una viola da gamba. Una guarda verso di noi, invitandoci a guardare ciò che guardano le altre. L'occhio allora si inoltra ancor più nello spazio. In terzo piano vi è una figura con l'elmo, lo scudo e la lancia (gli attributi della dea Atena) che minaccia una donna. Sembrano agitarsi sul palcoscenico di un teatro. E non è finita. Una tela (o piuttosto un arazzo) pende dalla parete di fondo, chiudendo insieme la scena del teatro e il quadro. Vi è rappresentata una forma sfuggente: un toro, che trascina un corpo di donna. La scena tessuta sull'arazzo riproduce a sua volta un quadro (che apparteneva alla collezione di Filippo): Il ratto di Europa, di Tiziano. Dunque il toro è Zeus.
Ma allora che cosa vediamo? L'arazzo è quello che sta tessendo la donna in primo piano: "l'abisso" svela il significato del quadro. Il pittore rappresenta la favola di Aracne. Raccontata nelle Metamorfosi di Ovidio, aveva una rara ma preziosa tradizione pittorica. La giovane Aracne, abilissima tessitrice, sfida la dea Atena, convinta di essere più brava di lei. Per dimo-strarlo, tesse Il ratto di Europa. Ma gli dèi non possono permettere ai mortali di essergli pari. Come Apollo punisce il flautista Marsia scorticandolo vivo, così Atena tramuta la bella tessitrice in un ragno. È un mito gerarchico e crudele: un monito all'orgoglio degli uomini. Ma la tessitrice rivendica con consapevolezza il valore del suo lavoro. Aracne è sempre anche un'immagine dell'artista.
Velázquez raffigura con fedeltà il mito, ma lo decostruisce.
Non si limita a spostare in abisso il soggetto del quadro (come aveva fatto a vent'anni, dislocando le scene bibliche in una finestra sullo sfondo e lasciando in primo piano scene di vita domestica). Lo frantuma, come schegge di uno specchio rotto. E non lavora a partire dalla realtà, ma dall'arte stessa. Nelle due filatrici in primo piano sono stati riconosciuti due Ignudi di Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Velázquez li ha ammirati e copiati durante il viaggio in Italia, e prende in prestito la loro posizione e i gesti. Le due presunte filatrici madrilene sono in realtà Atena, travestita da vecchia per spiare la rivale al lavoro, e la giovane Aracne: sulla sua nuca e sulle sue spalle cade la luce. È lei la protagonista dell'azione. Di abisso in abisso, Velázquez illustra tutta la storia, immaginandola come una recita a teatro, per tre aristocratiche della corte del re (questo è un quadro di sole donne). Vita, teatro e arte si confondono - la finzione non è meno vera della realtà. È il trionfo dell'illusionismo. Il quadro, non datato, dipinto non per il re ma per il cortigiano Pedro de Arce, viene generalmente assegnato agli ultimi anni della vita del pittore (1658-60): come fosse il suo testamento - culmine e fine dell'arte barocca.
La tecnica pittorica non è meno complessa della concezione dell'opera. Velázquez gioca con la luce, con l'ombra, col ritmo dei colori, i toni e lo spessore del pigmento, ora tenue ora denso. Sulla superficie limitata della tela, si serve di tutte le tecniche possibili, fra loro diverse e opposte - il che spiega il disorientamento che il quadro genera nello spettatore. Brani naturalistici e di natura morta modellati nei particolari si alternano con zone indefinite, nelle quali Velázquez suggerisce appena le forme con rapidi, impressionistici tocchi di pennello. È come se volesse mettere in scena la pittura stessa. E credo che proprio questo sia il vero soggetto del quadro. In un ritratto di Velázquez detto Donna di profilo, la fascinosa modella ha le stesse sembianze della filatrice-Aracne. Rappresenta l'Allegoria della Pittura.

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