Valentina Prosperi ripercorre le vicende sulla base della ricostruzione di Darete,
un frigio combattè le battaglie troiane.
Un racconto scritto dalla parte dei perdenti
Alessandro Schiesaro
''Il Sole 24 ore - Domenica'', 2 febbraio 2014
Molti secoli prima che René Giraudoux ipotizzi che la guerra di Troia non avrà luogo si iniziano a rimproverare a Omero menzogne e falsità. Nella sua forma estrema, dopo le censure di Erodoto, questo filone meno noto della fortuna del poeta nega al padre della letteratura occidentale, e narratore principe della guerra di Troia, ogni valore storico. È una tradizione minoritaria ma affascinante, di cui ricostruiamo le tracce soprattutto in alcune opere oggi marginali che a lungo hanno invece goduto di ampio credito, tenendo viva l'idea che esistano versioni alternative perfino alle storie più radicate nell'immaginario collettivo.
Per esempio Dione Crisostomo, il grande oratore che vive nel I secolo dopo Cristo, attacca radicalmente la ricostruzione delle vicende troiane prospettata da Iliade e Odissea. Una prova per tutte: come fa Omero a riportare i conversari degli dei, anche quelli privati, come le liti coniugali tra Zeus ed Hera? Certo non poteva essere testimone oculare, e, in ogni caso, come avrebbe potuto comprendere la loro lingua? Ma se ha mentito sugli dei è naturalmente impossibile credergli quando parla di vicende umane. Dione ha ben altre fonti a sua disposizione, resoconti egizi basati addirittura sulla testimonianza diretta di Menelao, e racconta in effetti tutt'altro: Troia non è mai stata sconfitta, i due eserciti hanno siglato una pace, il cavallo di legno è solo un'offerta votiva lasciata dai Greci a testimoniare il loro insuccesso.
Nonostante l'audacia di Dione il compito di tramandare alla cultura medievale e moderna una diversa lettura degli eventi troiani tocca soprattutto a due autori pressoché sconosciuti. È infatti grazie alla traduzione latina del Diario della guerra di Troia di Ditti Cretese e della Storia della caduta di Troia di Darete Frigio – per entrambi si presuppone un originale in greco – che l'Occidente eredita un'altra visuale su quanto era accaduto agli albori della storia. Entrambi offrono al lettore un'attrattiva irresistibile. Entrambi, un greco e un troiano, garantiscono che la loro storia è frutto dell'esperienza personale, della loro presenza sul campo di battaglia. Un evento di portata epocale, la guerra che contrappone Oriente e Occidente, è ricondotto a misura d'uomo, alla dimensione del racconto autobiografico, quasi un diario, appunto. Anche Darete, alla fine della sua Storia, cita proprio le pagine vergate di giorno in giorno durante la guerra, e alcune sue osservazioni hanno un sapore colloquiale, in presa diretta. Ha conosciuto da vicino tutti i protagonisti (solo di Castore e Polluce, confessa, ha notizia indiretta) e li descrive con effetto di reale: Elena aveva splendide gambe, una bocca piccola e graziosa; la voce di Priamo era gradevole, Ettore invece balbettava un poco.
Omero, questo, non poteva farlo. La sfida è diretta, come annuncia lo storico Cornelio Nepote nella (falsa) premessa al testo latino di Darete, un testo tardo, del V o VI secolo dopo Cristo. È stato lui, racconta, a trovare e tradurre il manoscritto di Darete, e ora finalmente i lettori potranno decidere se credono «che sia più veritiera l'opera di Darete, che visse e combatté proprio nei giorni in cui i Greci stavano assediando Troia, o quella di Omero, che nacque molto anni dopo quella guerra».
Ma la Storia di Darete offre uno stimolo ancora più accattivante, perché si dice scritta da un frigio, cioè da un troiano. Il suo è quindi un racconto dalla parte dei perdenti, e riflette questa angolazione particolare. Non solo i troiani si battono con grande valore, ma all'origine del conflitto, prima ancora che Elena si lasciasse conquistare da Paride e fuggisse con lui da Sparta a Troia, erano stati i greci a rapire la sorella del re troiano Priamo. La conclusione del conflitto è altrettanto sorprendente: Troia cade perché tradita da alcuni suoi condottieri, guidati da Antenore ed Enea, dopo che questi aveva inutilmente cercato di convincere i suoi concittadini a chiedere la pace.
Virgilio conosce la tradizione che vuole Enea sfuggito al destino di Troia passando al nemico, ma nell'Eneide ne affiorano solo tracce occasionali, mimetizzate quasi fossero lapsus in un contesto che loda nel fondatore di Roma virtù e valore. È invece grazie a Darete, come spiega il libro di Valentina Prosperi, che questa anti-Eneide attraversa Medioevo e Rinascimento. Ne emerge un Enea tutt'altro che pio, e insieme la ricostruzione di uno dei grandi personaggi della letteratura moderna, quel Troilo figlio di Priamo, quasi assente in Omero, ma protagonista, grazie all'oscuro Darete, della grande «tragedia europea» (la definizione è di Piero Boitani) che affascina Boccaccio e Chaucer e Shakespeare.
Valentina Prosperi, Omero sconfitto. Ricerche sul mito di Troia dall'Antichità al Rinascimento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, pagg. 128.
Il testo de La storia della distruzione di Troia di Darete Frigio è disponibile presso le Edizioni dell'Orso, a cura di G. Garbugino
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