domenica 23 settembre 2012

Picasso a Milano

La «relatività» della pittura

nel nuovo mondo di Einstein

Picasso è il padre del cubismo? Sì e no. Per spiegare questa risposta cerchiobottista spostiamoci a Parigi, nel 1907. Qui, a Montmartre, in un umido edificio dove non arrivava né luce elettrica né gas, anche se era stato battezzato poeticamente «Bateau-Lavoir» (lavatoio sul fiume), Picasso termina un grande quadro a cui aveva lavorato diversi mesi con ansia crescente.
L'aveva intitolato «Il bordello filosofico», ma poi sarà soprannominato «Les demoiselles d'Avignon» dal nome di via Avignone, una strada malfamata di Barcellona. Ispirato alle sensuali odalische del «Bagno turco» di Ingres (che era stato la rivelazione del Salon d'Automne 1905, perché nessuno l'aveva più visto da mezzo secolo), Les demoiselles rappresentava l'interno di una casa chiusa, con cinque donne nude, due uomini e un teschio: un'allusione alla brevità dei piaceri e della vita. Nella versione finale, però, Picasso aveva attenuato il simbolismo della scena e aveva elaborato un nuovo modo di rappresentare la figura, lo spazio, il volume. Prima aveva rivoluzionato volti e corpi, abbandonando ogni realismo e ispirandosi soprattutto alle maschere africane che aveva visto al Museo del Trocadéro. Poi aveva rivoluzionato la prospettiva: aveva dipinto la figura in primo piano come se fosse contemporaneamente di fronte, di profilo e di spalle, in un moltiplicarsi di punti di vista che esasperava le forzature prospettiche già presenti in Cézanne (ma anche nel classicismo eretico di Ingres) e ritrovava dopo secoli la libertà dell'arte primitiva.
Con «Le demoiselles d'Avignon» era nato il cubismo, come dicono tanti manuali di storia dell'arte? No, semmai era nata l'arte moderna, se con questo termine intendiamo un'arte che non imita le cose ma le reinventa. Il cubismo propriamente detto nasce piuttosto da Braque, che Picasso conosce sempre nel 1907 e con cui lavora fianco a fianco, quasi in simbiosi, tanto che di certi quadri non si distingue se siano dell'uno o dell'altro. Braque è influenzato dalla libertà sconvolgente delle Demoiselles, ma col suo spirito francese, cartesiano, così diverso dal sanguigno temperamento andaluso dell'amico, è poco interessato all'arte africana. E anche Picasso, sul suo esempio, si stacca dalle suggestioni espressioniste. Niente più maschere tribali, dunque. A partire dal 1908 i due artisti meditano sulla volumetria di Cézanne, scomparso due anni prima e celebrato al Salon d'Automne del 1907. Prima accentuano fino all'inverosimile i volumi delle cose, tramutandoli in un insieme di cubi: verrà di qui il termine cubismo, coniato nel 1908 non si sa se da Matisse, da Apollinaire o dal critico Louis Vauxcelles. Poi abbandonano i cubi, anzi smettono di descrivere le cose e si limitano a evocarle. È il 1910-1911, il momento del cosiddetto «cubismo analitico» dove forme e figure si scindono in un intreccio di linee, a cui segue nel 1912 il cosiddetto (le definizioni della critica sono inutili, quando non sono dannose) «cubismo sintetico», caratterizzato da una parziale ricostruzione delle superfici.
Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di ParigiPicasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi    Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi    Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi    Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi    Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi    Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi    Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi
Il cubismo, del resto, non colloca il soggetto del quadro nella scatola geometrica dello spazio, come l'Occidente aveva iniziato a fare da Brunelleschi in poi, ma costruisce insieme spazio e forme. Lo spazio, cioè, nasce insieme al soggetto: non ti accoglie come una stanza, come nei dipinti del Rinascimento, ma te lo devi creare. Quanto al soggetto (di solito comune: un tavolino, una carta da gioco, uno strumento musicale) non è descritto in tutte le sue parti, come diceva erroneamente il gallerista di Picasso, Kahnweiler, ma è evocato come in un flash improvviso.
A sinistra, «Les demoiselles d’Avignon» di Picasso del 1907. A destra «Il grande nudo» di Georges Braque del 1908. Quando conobbe Braque, Picasso decise di abbandonare l’interesse per l’arte africana. Insieme, i due artisti meditarono sulle volumetrie di Cézanne
Un po' come aveva fatto Mallarmé, poeta amatissimo dai cubisti, che nei suoi versi aveva rappresentato la danza dei sette veli di Salomé senza descriverla, accennando solo al seno e al piede della giovane donna. Certo, in questo modo i soggetti diventano spesso ermetici:Il fisarmonicista del Guggenheim di New York, per esempio, è stato a lungo chiamato così prima che si scoprisse, da una lettera di Picasso, che era una ragazza.
Il cubismo, allora, rivela consonanze con molti aspetti del pensiero contemporaneo:la teoria della relatività di Einstein, la concezione dello spazio curvo delle geometrie non euclidee, la nozione di materia della fisica moderna, l'idea di tempo di Bergson, la fenomenologia di Husserl. Ma non bisogna esagerare con questi parallelismi, anche perché - come sempre - ai pittori interessava soprattutto la pittura. E sarà proprio Picasso a dichiarare: «Si è cercato di spiegare il cubismo con la matematica, la trigonometria, la chimica, la psicoanalisi, la musica e non so cos'altro ancora. Tutto questo è stato solo letteratura, per non dire che sono state sciocchezze, che non hanno fatto altro che annoiare la gente».
Elena Pontiggia, "Corriere della Sera", 20 settembre 2012
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1 commento:

  1. Andrò a Palazzo Reale più volentieri ora che ne so di più... Grazie!!

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