Utilizzare le mani aiuta la creatività e la lettura nei bambini, ma anche negli adulti
Così perde terreno il computer, troppo presente nelle scuole americane
Maria Konnikova
"La Repubblica", 4 giugno 2014
NEW YORK. SCRIVERE a mano è importante? Non tanto, se dobbiamo dar retta a molti educatori. Gli standard Common Core, adottati nella maggior parte degli stati americani, prevedono l’insegnamento di una grafia leggibile, ma soltanto al kindergarten e in prima elementare. In seguito, l’importanza viene data soltanto all’efficienza che si acquisisce nell’uso della tastiera. Psicologi ed esperti di neuroscienze, però, affermano che è troppo presto per dichiarare che la scrittura manuale è superata.
Non soltanto, infatti, i bambini imparano a leggere più rapidamente non appena imparano a scrivere a mano, ma per di più se scrivono a mano restano maggiormente in grado di concepire idee e memorizzare informazioni. «Quando scriviamo, si attiva automaticamente un circuito neuronale particolare», spiega Stanislas Dehaene, psicologo presso il Collège de France a Parigi. «Nella parola scritta vi è un riconoscimento profondo del gesto, una sorta di riconoscimento che avviene tramite la simulazione mentale nel nostro cervello». La scrittura manuale nelle scuole pubbliche americane è stata pressoché eliminata, e questo potrebbe essere un male per le menti dei bambini.
Uno studio del 2012 effettuato sotto la guida di Karin James, psicologa presso l’Università dell’Indiana, avalla tale opinione: ad alcuni bambini che non avevano ancora imparato a leggere e scrivere sono state mostrate alcune lettere o figure su schede di archivio, ed è stato chiesto loro di riprodurle in un modo a loro scelta su tre disponibili, tracciandole su un foglio con un insieme di punti, disegnandole su un foglio bianco vuoto o scrivendole al computer. I bambini sono stati quindi sottoposti a scansione cerebrale e hanno rivisto la medesima scheda. I ricercatori hanno così scoperto che il processo di riproduzione iniziale aveva una grandissima importanza. Se i bambini tracciavano una data lettera a mano libera, evidenziavano un aumento dell’attività in tre aree cerebrali che negli adulti si attivano quando si legge e si scrive: la circonvoluzione fusiforme dell’emisfero sinistro, la circonvoluzione frontale inferiore e la corteccia parietale posteriore. Al contrario, questo effetto non si è presentato nei bambini che hanno scritto con una tastiera.
Karin James attribuisce le differenze alla difficoltà insita nella scrittura manuale libera: per scrivere non soltanto dobbiamo prima programmare e poi eseguire una data azione in un modo che non è richiesto quando si ha a disposizione un contorno da ricalcare o tracciare, ma oltretutto creeremo un risultato variabile. «Quando un bambino scrive una lettera in modo confuso» dice James, «ciò lo aiuta ad apprendere».
Sembra ormai evidente, inoltre, che possa esserci una differenza anche tra scrivere in stampatello e scrivere in corsivo, e si tratterebbe di una distinzione particolarmente importante, dato che sempre più spesso nelle scuole americane non si insegna più a scrivere in corsivo. Virginia Berninger si spinge a ipotizzare che la scrittura in corsivo potrebbe esercitare la capacità di autocontrollo con modalità non comuni ad altri tipi di scrittura, e alcuni ricercatori sostengono che questa potrebbe rappresentare una strada per trattare la dislessia.
Corsivo o no, i benefici della scrittura manuale si estendono ben oltre l’infanzia. Due psicologi, Pam A. Mueller di Princeton e Daniel M. Oppenheimer dell’Università della California a Los Angeles, hanno riferito che sia in laboratorio sia nelle classi vere e proprie gli studenti imparano meglio se prendono appunti a mano che non utilizzando una tastiera. Non tutti gli esperti sono convinti che i benefici a lungo termine della scrittura manuale siano significativi fino a questo punto, ma almeno uno di questi scettici, Paul Bloom, psicologo di Yale, dice che la nuova ricerca offre molto su cui riflettere. «Con la scrittura manuale l’atto stesso di mettere per iscritto qualcosa ti costringe a concentrarti su ciò che è veramente importante».
Copyright The New York Times. Traduzione di Anna Bissanti
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