venerdì 29 giugno 2012

I romanzi del doppio


Perché lo scrittore inventa il doppio, di L. Bentivoglio, "La Repubblica", 27 maggio 2012

Una serie di storie formidabili riunite sotto il titolo I romanzi del doppio, appena proposta dalla Bur di Rizzoli, illumina il nucleo dello sdoppiamento nella fiction "classica". Non è un discorso coniugabile solo al passato: lo stesso intramontabile motivo insiste nell'emergere con prepotenza oggi, trovando sbocchi nel cinema, in letteratura e persino nei serial televisivi (vedi la Toni Collette di United States of Tara, in grado di calarsi in identità parallele). Firma la scelta che compone la raccolta della Bur Guido Davico Bonino, a cui il tema deve stare a cuore, visto che ha già curato un precedente viaggio nel medesimo argomento (Io e l'altro. Racconti fantastici sul doppio, Einaudi 2006). L'attuale volume è sorprendente, pur non essendo valutabili come "scoperte" (e questo è ovvio) alcune invenzioni accolte dall'antologia, come La metamorfosi di Kafka, Il ritratto di Dorian Gray di Wilde e Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson, parabola fiorita non a caso in epoca vittoriana, quando l'istintualità animale, radicata in ciascuno di noi, esigeva di prendere corpo in un perfetto campione di malefici come Hyde per poter essere opportunamente esorcizzata. Queste trame sono così archetipiche e ben piantate nel nostro immaginario, che le conosce anche chi non le ha mai lette. Ma ciò che conta, nell'architettura del librone, è l'idea di accorparle sotto il segno della duplicità, lanciando un trait d'union con vicende meno note. Un esempio è Lui? di Guy de Maupassant, dove il narrante è ossessionato dall'allucinazione avuta un giorno, quando gli capitò di scorgere un riflesso del suo io, contiguo e ostile, accomodato nella sua poltrona davanti al fuoco acceso. E forse non è familiare a folle di lettori l'invischiante racconto di Joseph Conrad Il compagno segreto, che è ambientato, molto conradianamente, su una nave in mezzo al mare: avviene che una notte il protagonista peschi, dalle acque tenebrose dell'oceano, un omicida in fuga, per poi nasconderlo nella sua cabina e trasformarlo nell'incarnazione della parte più buia della propria anima. La dinamica del doppio ha un potere inestinguibile: per questo, lungo i secoli, ha chiesto sempre d'essere riconosciuta. Dal Ka degli antichi egizi alle Metamorfosi di Ovidio, il rovello risale a età remote, e finisce per incanalarsi nel Doppelgänger ("colui che cammina al tuo fianco") coniato ed esaltato dal romanticismo tedesco. Adelbert von Chamisso (1781-1838), con la sua Storia meravigliosa di Peter Schlemihl l'uomo che ha perduto la sua ombra (è la novella che apre il volume della Bur), nutre e solidifica tale ottica, fornendo una piattaforma per elaborazioni successive sempre più complesse. Dominato da passioni che confliggono tra loro coabitando con pari intensità nel medesimo individuo, l' essere umano vive nell'incubo assillante di quell'"altro da sé" che percepisce come intimamente affine, seppure antitetico. Che sia una questione incorporea, come lo è l'ombra, venduta e dispersa, creata da von Chamisso; o che sia il glissare nella dimensione "altra" della schizofrenia che annienta il soggetto di Il sosia di Dostoevskij; o che produca lo spettro di un omonimo, coincidente con un'identità rubata, così come accade in William Wilson di Edgar Allan Poe (divenuto un episodio memorabile, firmato da Louis Malle, del film Tre passi nel delirio, 1968), l'assimilazione tra il sé e l'oscura alterità che gli è connessa alimenta un intero patrimonio di spunti etici e fantastici. Sono così ricorrenti - nel mito, nelle arti sceniche, nel racconto declinato in ogni campo - da offrirci uno sguardo panoramico sull'esistenza tutta. Per comprenderlo basta limitarsi a osservare la pura narrazione, senza indagare nei territori - mastodontici rispetto a tale problematica - della filosofia e della psicoanalisi (vedi solo lo studio di Otto Rank Der Doppelgänger, 1914, che suggerisce un legame tra il doppio e la morte). È basato sul senso dell'alter ego un film di culto come Fight Club, tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk, e lo sdoppiarsi di un uomo si traduce nel sortilegio di uno scambio di personalità tra due maghi nel film The Prestige. In sostanza trattava dello stesso tema anche il film Sliding Doors, la cui eroina Helen percorreva il binario di due livelli di realtà. Naturalmente l'horror contemporaneo non poteva rinunciare a un motore di paure stimolante come il doppio: lo ha dimostrato Stephen King nel romanzo La metà oscura, divenuto anche un film di George A. Romero. E sempre a King, sovrano del proprio genere letterario, si deve la paternità di Finestra segreta, giardino segreto, dove il protagonista Mort si sdoppia in Shooter, che è una personificazione dei suoi sentimenti maledetti verso la moglie (da qui è nato il film Secret Window, con Johnny Depp). «Ciascuno cerca l'altro», ha scritto Borges, aggiungendo: «Fosse almeno questo l'ultimo giorno dell'attesa». E Fernando Pessoa, ne Il libro dell'inquietudine, ci ha spiegato che «al termine di questa giornata resta ciò che è rimasto di ieri e che rimarrà di domani: l'ansia insaziabile dell'essere sempre la stessa persona e un'altra». Forse proprio all'urgenza di svanire nell'altro da sé, espressa da uno scrittore da lui tanto amato come Pessoa, si è ispirato Antonio Tabucchi in Notturno indiano, dove il raccontatore traversa l'India in cerca dell'amico Xavier: e noi, leggendo, sospettiamo sempre di più che Xavier non sia che una sua proiezione. Nella narrativa gli esempi sono così frequenti che ciascuno potrebbe ricomporre un suo personale catalogo di doppi, ipoteticamente senza fine come il moltiplicarsi della vita.

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