domenica 18 novembre 2012

‘The Anthologist’

Nicholson Baker

The Anthologist

Chapter 1

Hello, this is Paul Chowder, and I'm going to try to tell you everything I know. Well, not everything I know, because a lot of what I know, you know. But everything I know about poetry. All my tips and tricks and woes and worries are going to come tumbling out before you. I'm going to divulge them. What a juicy word that is, "divulge." Truth opening its petals. Truth smells like Chinese food and sweat.
What is poetry? Poetry is prose in slow motion. Now, that isn't true of rhymed poems. It's not true of Sir Walter Scott. It's not true of Longfellow, or Tennyson, or Swinburne, or Yeats. Rhymed poems are different. But the kind of free-verse poems that most poets write now — the kind that I write — is slow-motion prose.
My life is a lie. My career is a joke. I'm a study in failure. Obviously I'm up in the barn again — which sounds like a country song, except for the word "obviously." I wonder how often the word "obviously" has been used in a country song. Probably not much, but I don't know because I hardly listen to country, although some of the folk music I like has a strong country tincture. Check out Slaid Cleaves, who lives in Texas now but grew up right near where I live. 

“Who takes it from here on in and says, I’ve got it, folks? I’ll take care of it, you don’t have to worry about it now. Who takes care of it? I’ll tell you who. The worst possible person, unfortunately. His name was Marinetti. The leader of the Futurists. Filippo Tommaso Marinetti. Manic Phil, who marinated the 20th century in his influence. Marinetti was aggressive, he wanted to change things, and he wanted to break things. He wanted old buildings leveled. He wanted Venice blown up. He was a great writer of manifestos. Or manifesti.”

Le recensioni:





Le regole della poesia che possono salvare il mondo

MARCO LODOLI

"La Repubblica", 11 novembre 2012

Immaginiamo la vita degli artisti profonda e ricca di soddisfazioni: quasi una vita privilegiata, sempre in contatto con l' ispirazione e con la misteriosa potenza della creatività. Ma che accade a un artista che, arrivato oltre la soglia dei cinquant'anni, capisce di essere uno che ha riempito fogli invano, che non lascerà nulla di decisivo al mondo, che ha vissuto di illusioni e poi di amarezze? E' quello che accade a Paul Chowder, il protagonista monologante de L'antologista, l'ultimo romanzo di Nicholson Baker. Paul è un poeta, ha pubblicato alcune raccolte che hanno ottenuto qualche riconoscimento, ma sa che la porta della vera poesia per lui è chiusa inesorabilmente. Per di più la compagna lo ha piantato quando si è accorta che lui non avrebbe mai concluso niente di buono, che l' apatia e l' autocommiserazione lo stavano tagliando fuori dalla vita. E così Paul si ritrova da solo a rimuginare compulsivamente sulla poesia, perché dovrebbe consegnare l' introduzione a un'antologia sui poeti americani che scrivono o hanno scritto in rima, ma il suo foglio è sempre desolatamente bianco. L'antologista è un romanzo tutto centrato sul rapporto tra una mente sensibile e l' infinito e fuggevole mondo dei versi, materia liquida che Baker, insegnante di letteratura in un' università svizzera, conosce alla perfezione. Paul sente che l' arrivo del verso libero ha rovinato l'armonia del mondo: i suoi nemici storici sono Marinetti e soprattutto Ezra Pound, considerato un energumeno della parola, un ciarlatano, un fascistone. Loro hanno autorizzato il caos, hanno aperto i cancelli all'infelicità novecentesca. Certo, Paul lo sa bene, ci sono stati capolavori scritti in versi liberi, ma questo non cambia la sostanza delle cose: un tempo le parole rimavano, cose e sentimenti trovavano le loro consonanze, le dita si intrecciavano, la verità e l' amore avevano un linguaggio per esprimersi. Poi è cambiato tutto, le maestre fanno scrivere gli Haiku ai bambini, oppure dicono buttate giù una poesia, ma senza rime, senza regole, senza forma, mettete le parole insieme così come vi vengono. E questa, per l' ossessivo e solissimo Paul, è l' origine del male. La metrica e la rima benedicono l' esistenza, il verso libero la rovescia in mezzo al rumore, all'angoscia. 
E' un bel viaggio dentro la tenerezza impaurita di un uomo che sente che la sua esistenza è stata un fallimento, eppure ancora spera di avere un attimo di consapevolezza interiore per scrivere la poesia che aggiusterà tutto quanto, che riporterà l' amata a casa, che rimetterà insieme i pezzi taglienti della realtà. E' un grande atto di fiducia nella parola che salda e salva. Paul capisce che in una canzonetta ci può essere molta più vitalità che nella poesia contemporanea, ma una volta su un milione la poesia ci porta là dove nessun altro arriva, a quella finestra da dove si vede e si comprende e si perdona tutto. L'antologista è un libro controcorrente, pieno d' amore ferito e di speranze deluse, ma anche di una grandissima fede nel potere dell' arte, quella vera, quella grande. 

L' ANTOLOGISTA di Nicholson Baker, Bompiani, trad. di Alberto Cristofori, pagg. 224

2 commenti:

  1. Very engaging post, a nice surprise. Although it still seems impossible to pass through with this comment. Anyway.. I keep trying.
    All my best,
    Davide

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  2. Free verse, free verse.
    It can also be something
    strong and terse.

    Rhymes instead can lull you
    into a sing-song thing
    and you lose yourself in their ring.

    Or they are just perfect
    when they come unexpected

    like a kiss
    you suddenly can't miss.

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