Successo e polemiche sulla mostra al Museo d’Arte Moderna
dedicata agli artisti che lavorarono ai tempi dell’occupazione nazista
ALBERTO MATTIOLI
"La Stampa", 18 dicembre 2012
La mancanza di libertà aguzza l’ingegno? Il genio può risplendere mentre intorno cala la notte? Che rapporto c’è fra la libertà politica e quella artistica? D’accordo, non sono interrogativi nuovi. Ma adesso li ripropone una grande mostra, aperta fino al 17 febbraio, al Musée d’art moderne de la Ville de Paris. Titolo: «L’Art en guerre, France 1938-1947. De Picasso a Dubuffet».
Le circostanze sono note. Nella Francia occupata in generale, e a Parigi in particolare, gli anni dal 1940 al ‘44 sono, intellettualmente parlando, d’oro. Il Paese è sconfitto ed è spaccato, a Nord sotto occupazione (e che occupazione, quella nazista), a Sud amministrato dall’Etat français di Pétain, un regime autoritario che con il passare del tempo diventa sempre più fascista, collaborazionista e antisemita, fino a farsi complice attivo dell’Olocausto.
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