venerdì 28 dicembre 2012

Agostino uomo e santo


Il teologo che ha tentato di spiegare i misteri dell’esistere individuale e universale

Luca Canali

"l’Unità",  27 dicembre 2012

È IN LIBRERIA, NELLA PRESTIGIOSA COLLANA «IL PENSIERO OCCIDENTALE», A CURA DEL PROFESSORE GIOVANNI REALE (PAGINE 1406, BOMPIANI) UN’OPERA FILOSOFICA, TEOLOGICA E INSIEME LETTERARIA DI INESTIMABILE VALORE. 

È un testo formidabile (cioè, in un certo senso, «temibile» per l’arduo contesto di tutte le problematiche in esso contenute), ma anche entusiasmante, cioè capace di offrire il piacere delle grandi opere d’arte che hanno formato la cultura del mondo: Le confessioni di Sant’Agostino, la cui vita complessa e persino travolgente è stata dapprima quella di un giovane uomo con le sue debolezze e i suoi peccati, ma anche di un santo che ha tentato di spiegare i grandi misteri dell’esistere individuale e universale, che dopo di lui e della sua straordinaria opera tuttavia sono riemersi e forse irrisolvibili, ma almeno lasciando qualche sbocco all’uomo per tentare di avvicinarsi alla loro soluzione, sia terrena che metafisica. Vita che è stata prima quella di tutti i viventi che nascono, crescono, fanno l’amore, anche rubacchiano qua e là (a lui piaceva rubare le pere cogliendole direttamente sugli alberi), poi, i migliori, si pentono e cercano il conforto religioso.
Agostino, durante una lunga ed appassionante vicenda intellettuale combatté per le sue idee religiose ed esistenziali, ora vincendo, ora cambiando idee, giungendo infine al neoplatonismo fondato sulla fede nel Dio buono e onnipotente con la mediazione di Cristo fra Lui e gli uomini. Durante il suo viaggio da Tagaste e Cartagine per giungere in Italia per recarsi prima a Roma, poi a Milano per incontrare il Vescovo Ambrogio, ad Ostia perdette la sua amatissima madre Monica, cristiana fervente che lo aveva indotto a ripudiare la sua concubina, che però gli aveva dato un figlio di nome Adeodato, affidandoglielo perché lei intendeva dedicarsi alla fede e alle buone opere con un grande equilibrio che portava dritto al rigorismo etico cristiano, e contro il tomismo che finirà poi per passare, secoli dopo, attraverso il razionalismo di Cartesio e la illuminata filosofia di Kant, contro l’idealismo di Hegel.
Sant’Agostino non fu soltanto un teologo; ma anche un cultore appassionato della letteratura classica (Cicerone, Virgilio, Apuleio), nonché pastore di anime una volta divenuto vescovo.
Giovanni Reale, grande studioso e docente di filosofia antica greco latina, da sessant’anni impegnato nell’approfondimento del pensiero agostiniano, offre ai lettori, in questa vigilia di Natale, questa grande opera, assistito dall’intero staff direttivo della Edizioni Bompiani, e dall’intera squadra di collaboratori della collana «Il Pensiero Occidentale», anteponendo alle Confessioni un breve discorso sui criteri che hanno guidato la propria nuova traduzione, interessante da leggere e da discutere; poi una monografia introduttiva estremamente pregnante e illuminante per la lettura diretta della prosa agostiniana, di cui è opportuno a questo punto, cioè come condivisione del testo, mettere in rilievo le frasi capitali dell’intera trattazione, che costituiscono poi la conclusione dell’opera: sono quelle riguardanti il problema essenziale della creazione.
a) Tutte le cose create sono buone, se viste da Dio;
b) Ringraziamo Dio per la bontà delle cose che ha creato;
c) Il modo e il mezzo con i quali Dio ha creato cioè della Sua Parola;
d) Questo processo creativo in apparenza così semplice è invece vertiginosamente complesso e persino misterioso, prestandosi quindi ad una sua lettura metafisica di cui v’è già la premessa nei primi versetti della Bibbia.
Qui si ripostula quindi l’esistenza del mistero e di tutti i misteri che la mente umana, malgrado il rigore anche didattico del pensiero agostiniano (di cui questo recente volume ci offre una sintesi e una puntuale e mirabile «spiegazione») non riesce a risolvere. Mistero, che lascia spazio soltanto alla fede nel Creatore, e intrinseco all’esistenza del tutto e alla sorte dell’uomo, il quale pur se si giovi dell’aiuto potente di Sant’Agostino, resiste ostinato, a meno che non ci si illuda di trovare la luce nel pensiero razionalista ed evoluzionista o, anche avventurosamente materialista.
Che guida senza infingimenti nel regno del Weltschmerz, dolore di cui è impastato il mondo umano, animale, vegetale e, si dice, anche minerale.
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