Lina Bolzoni
"Il Sole 24 Ore", 23 dicembre 2012
Se avete bisogno di un ippogrifo, una specie di cavallo alato, sappiate che si possono trovare, ma che sono piuttosto rari. L'Ariosto ce ne informa con molta precisione: l'ippogrifo nasce in natura, specifica, e ce lo descrive accuratamente, dicendoci anche quale è la zona di origine:
«Non è finto il destrier, ma naturale,
ch'una giumenta generò d'un grifo:
simile al padre avea la piuma e l'ale,
li piedi anteriori, il capo e il grifo;
in tutte l'altre membra parea quale
era la madre, e chiamasi ippogrifo;
che nei monti Rifei vengon, ma rari,
molto al di là dagli agghiacciati mari».
(Orlando Furioso, IV,18)
L'Ariosto qui pratica una delle forme di raffinato divertissement che fanno sì che il suo poema generi nel lettore, ogni volta, una forma speciale e sempre nuova di piacere. Le informazioni apparentemente accurate, "scientifiche" che egli ci dà sull'origine degli ippogrifi, vengono ironicamente proiettate in uno spazio fantastico da quel «ma rari» che chiude il penultimo verso dell'ottava, e che sembra schiacciare l'occhio al lettore complice.
L'Ariosto qui mette in scena il modo in cui usa (e prende le distanze da) una ricca tradizione precedente, ma anche in larga parte contemporanea, che ama discettare di animali mostruosi, quelli che popolano il mondo sconosciuto (che stanno «molto al di là»), una tradizione che guarda al mondo animale attraverso i libri, così da fare di ciascun animale il depositario di simboli, allegorie, insegnamenti morali e religiosi.
È esattamente questa tradizione, questo modo di guardare il mondo degli animali, veri e fantastici, che ispira il libro di Michel Pastoureau. Egli ripercorre la grande stagione dei bestiari medievali, fra l'XI e il XIV secolo, con uno sguardo ravvicinato e simpatetico, e insieme con la ricca conoscenza che gli viene da una lunga stagione di studi. A questo tema, come egli ricorda, aveva dedicato la sua tesi all'École des Chartes nel 1972, vincendo le resistenze dei suoi professori, che pensavano che gli animali non sono importanti per la Storia (con la s maiuscola, naturalmente) e che quindi non meritavano uno studio. Una vena polemica affiora ancor oggi, qua e là, in un libro che è scritto con l'eleganza, l'esprit de finesse, la felicità narrativa che forse si può permettere solo chi ha alle spalle ricerche approfondite, e la polemica si indirizza in molteplici direzioni: contro il disprezzo positivistico per ciò che non è "scientifico" e razionale nel senso moderno dei termini, ma anche contro lo specialismo di chi oggi studia i bestiari medievali in un'ottica troppo settoriale, e anche contro chi considera il mondo degli animali una presenza secondaria in un mondo che apparterrebbe all'umanità.
Questo libro ci invita a tuffarci in un mondo dove il cinghiale vive mille anni, la donnola concepisce i piccoli attraverso la bocca e li partorisce dall'orecchio, la lince è un gigantesco verme bianco il cui sguardo trapassa i muri, e la iena cambia sesso a suo piacimento. E il leone diventa re solo a un certo punto, dal XII secolo, in sostituzione dell'orso, l'animale villoso che sta ritto in piedi ed è troppo pericolosamente vicino all'uomo, all'uomo selvatico e peloso, ma anche al pio eremita.
È un mondo che si basa su parametri molto lontani dai nostri, dove ciò che è reale (ad esempio l'osservazione diretta degli animali) è diverso, e meno importante, di ciò che è vero, e metafisicamente importante: ad esempio i significati misteriosi che si possono scoprire se si guarda a un animale attraverso la Bibbia e i testi degli antichi, come Aristotele e Plinio, e se si scoprono i segreti che si nascondono nel suo nome, usando ad esempio le Etimologie di Isidoro di Siviglia. Il nome è infatti carico di senso e di potere: l'immagine di Adamo che dà il nome agli animali compare spesso all'inizio dei bestiari.
Gli animali, e i bestiari che ne rivelano la vera natura, hanno una presenza pervasiva, nota giustamente Pastoureau, nella cultura medievale: sono un sussidio importante per i predicatori (vorrei ricordare qui le splendide raffigurazioni dei maldicenti sotto forma dello scarafaggio che accumula pallottole di escrementi, nella predicazione di san Bernardino da Siena); popolano i racconti e le favole, ispirano i proverbi; compaiono nella scultura, nell'architettura romanica, nei sigilli e negli stemmi, e ancora a lungo, ben al di là del periodo che questo libro studia, ispireranno metafore poetiche, emblemi e imprese. Costituiscono insomma sistemi di memoria utilizzabili a fini diversi: ad esempio a creare una casistica amorosa, come fa Richart de Fournival, monaco e bibliofilo raffinato, che a metà '200, nel Bestiaire d'Amour, prende spunto dalla natura del lupo per consigliare a non rivelare per primi il proprio amore: chi lo fa perde tutto il suo potere, come accade a un lupo «quando un uomo lo vede prima che esso veda l'uomo».
Proprio perché questo libro vuole capire e narrare un mondo lontano, ne adotta le strategie di base, e cioè la classificazione e il rapporto stretto fra parole e immagini. I capitoli sono infatti scanditi secondo la classificazione medievale, che comprendeva quadrupedi, uccelli, pesci, serpenti, vermi. Non senza che contenuti per noi strani rientrassero in queste categorie apparentemente familiari, così che ci viene in mente il racconto di Borges citato da Foucault all'inizio di Les mots et les choses, dove si racconta di una enciclopedia cinese in cui gli animali si dividono in a) appartenenti all'imperatore, b) imbalsamati, c) addomesticati, d) maialini di latte, e) sirene, e via classificando.
L'altro elemento che il libro incorpora, per così dire, dal mondo studiato, è il rapporto fra testo e immagine, dato che i codici che conservano i bestiari sono costantemente illustrati. Il risultato è davvero strepitoso: grandi, splendide immagini a doppia pagina aprono i vari capitoli, mentre altre, accompagnate da didascalie narrative, costruiscono una specie di percorso doppio, una galleria che si può scorrere anche autonomamente, o ripercorrere a integrazione del testo. Un libro davvero di qualità, anche dal punto di vista visivo, da leggere e sfogliare magari durante le feste di Natale.
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Beh, con il realismo magico e l'arrivo di Marquez abbiamo un pò ritrovato questa realtà.
RispondiEliminaOttima scelta in fondo Rimbaud.
Auguri Stefania.