Stefano Bartezzaghi
"La Repubblica", 23 dicembre 2012
ADESSO si chiamano emoticon, smiley o anche faccette e li si data a trent'anni fa, nel 1982. Il mito fondativo viene ambientato alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Pennsylvania): il professor Scott Fahlman propose la sequenza :-) per marcare i messaggi scherzosi nelle bacheche elettroniche pre-Internet. La mancanza di segnali di ironia, infatti, aveva già creato diversi equivoci e risentimenti nell'informalità di quelle forme pionieristiche di scrittura.
Con l'introduzione di :-) e del suo contrario :-( il più era fatto: si era stabilito che il segnale dovesse arrivare dopo il messaggio, come accade con gli interrogativi e gli esclamativi (con l'importante eccezione spagnola) e si era trovata la convenzione della rotazione di novanta gradi del testo, o della testa (del lettore). In realtà ora esistono anche emoticon che non richiedono rotazioni, di provenienza sembra giapponesi: per significare "allegro" si fa così: (^-^).
Da lì le faccette si sono diffuse ovunque, la cosa è piaciuta molto: dal sorriso e dal broncio si è passati a rappresentare il pianto, la pernacchia, la vergogna, l'occhiolino, lo stupore, la perplessità, la noia, l'ira; quindi si è trovato l'equivalente di "cuore" (è questo: <3 e potrebbe valere anche per "cono gelato a due palle") e si è passati a oggetti e animali, su più righe e con uso di parecchio spazio. A quel livello di complessità l'emoticon è parte dell'"Arte ASCII" (dal nome dello standard di codifica dei caratteri). LEGGI TUTTO...
Nessun commento:
Posta un commento