lunedì 8 luglio 2013

1903. Il primo volo dei fratelli Wright ciclisti del cielo


I padri dell’aviazione non pensavano all’utopia di Icaro 
ma a far fruttare la loro esperienza di costruttori di bici

GIANNI RIOTTA

"La Stampa", 7 luglio 2013

Il Novecento, oltre a essere stato teatro di guerre e distruzioni, ha anche visto piccole e grandi imprese che hanno cambiato il nostro modo di stare al mondo. Così a balzi di dieci anni, dal 1903 ad oggi, in questa serie estiva raccontiamo uomini e avvenimenti entrati nell’immaginario e nella vita di tutti i giorni . 
Nella vecchia, struggente, poesia di Bertolt Brecht il Sarto e il Vescovo di Ulm litigano sul volo, l’artigiano persuaso che l’uomo volerà, il prelato scettico, finché l’audace pilota si schianta sul sagrato e il conservatore austero sembra averla vinta. 
È la parabola che Lucio Magri, fondatore del quotidiano il manifesto, prima del suo drammatico suicidio pone come titolo dell’autobiografia Il Sarto di Ulm: amarissima riflessione sui tempi dell’Utopia, che spesso travalicano l’esistenza di un uomo per compiersi, magari, nel corso del tempo, in generazioni lontane. 
Da Icaro con le ali di cera inventate dal geniale padre Dedalo, ad Astolfo che vola sulla Luna in cerca del senno perduto di Orlando, dai modelli di Leonardo da Vinci alle prime, goffe, mongolfiere, volare è stato per l’uomo quel che i versi di Brecht simboleggiano, cancellare la propria origine animale, terrestre, librarsi, con il corpo e con l’anima, al cielo dove osano le aquile e dove le religioni, dai pagani dell’Olimpo di Giove ai cristiani del Padre Nostro che sei nei cieli, pongono le divinità. Eppure, se guardiamo alla storia vera del primo volo umano, il 17 dicembre 1903, a Kitty Hawk in North Carolina, con il fragile aereo progettato dai fratelli Wilbur e Orville Wright, scopriamo che non c’è nulla di utopico, di solenne, di magnifico nel loro lavoro. 
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Bertold Brecht, Il sarto di Ulm

"Vescovo, so volare",
il sarto disse al vescovo.
"Guarda come si fa!"
E salì, con arnesi
che parevano ali,
sopra la grande, grande cattedrale.

Il vescovo andò innanzi.
"Non sono che bugie,
non è un uccello, l'uomo:
mai l'uomo volerà",
disse del sarto il vescovo.

"Il sarto è morto", disse
al vescovo la gente.
"Era proprio pazzia.
Le ali si son rotte
e lui sta là, schiantato
sui duri, duri selci del sagrato".

"Che le campane suonino.
Erano solo bugie.
Non è un uccello, l'uomo:
mai l'uomo volerà",
disse alla gente il vescovo.

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