giovedì 18 luglio 2013

Il tempo infinito dell'arte


Anna Li Vigni

"Domenica - Il Sole 24 Ore", 14 luglio 2013

Non c'è domanda più urgente, per l'essere umano, di quella che interroga il tempo e la sua natura. L'arte è capace, forse ancor più della filosofia, di trovare sempre nuove domande su nuove idee di tempo. Dai dipinti di Giorgio De Chirico, alla fotografia, arte temporale per eccellenza che – come nota Roland Barthes – non dice nulla sull'oggetto rappresentato, ma dice molto sul fatto che esso "è stato" e sul preciso momento in cui è stato. Fino all'istallazione The Clock, di Christian Marclay, che ha vinto la 54ma edizione della Biennale di Venezia: un filmato di 24 ore, nato dal montaggio di centinaia di spezzoni di film famosi, in cui ogni minuto viene inquadrato un orologio che indica l'ora, in perfetta sincronia con il tempo reale dello spettatore. Si tratta di un grande omaggio al cinema, l'arte che più di ogni altra ha scardinato il tempo, liberandolo, come afferma Gilles Deleuze, dalla mera narrazione per restituirlo alla sua vera dimensione, quella interiore, quella infinitamente estendibile della coscienza. I tanti orologi ironicamente inquadrati nell'istallazione di Marclay perdono la loro consistenza cronografia per assumere, in realtà, il valore degli «orologi molli» del dipinto La persistenza della memoria (1931) di Salvador Dalì. 
Lo splendido volume dell'Enciclopedia delle Arti contemporanee, curato da Achille Bonito Oliva, e dedicato a Il tempo interiore, è un'articolata e filosofica interrogazione sul tempo a partire dall'esperienza delle arti – Musica, Architettura, Arti Visive, Cinema, New Media, Teatro, Fotografia, Letteratura – che per natura loro sono «forme temporali» (Maurice Merleau-Ponty), perché catturano il ritmo della Storia individuale e collettiva e lo trasformano, o lo deformano, in qualcosa di diverso, di fondamentalmente interiore. Nel tempo dell'arte le immagini non possono essere spiegate, acquistano un senso in virtù della loro enigmaticità: «L'opera dell'artista – afferma Bonito Oliva – non è regolata da un movimento tendente a un unico bersaglio, quello del significato, ma si dischiude verso derive aperte. (…) L'opera d'arte corrisponde al puro interrogare». L'arte contemporanea è dunque capace di capovolgere letteralmente il tempo, di realizzare quella che Rella definisce, nella sua bella introduzione ispirata all'estetica di Walter Benjamin, la «rottura del tempo lineare» progressivo e unidirezionale: rottura dalla quale scaturisce un risveglio improvviso della coscienza dello spettatore, lo choc di un'immagine che balena improvvisa e, provenendo dal passato o dal futuro, è capace di liberare.
Come accade nella scena finale del romanzo di Don DeLillo, Cosmopolis, in cui il video-orologio del protagonista rappresenta, con un anticipo di qualche istante, la sua morte. O come avviene nella musica di Gérard Grisey, un autore che riesce a "spazializzare" la melodia, contraddicendo l'idea che la musica sia solo incarnazione di un tempo astratto senza luogo: nei suoi Quatre chantes pour franchir le souil, infatti, egli materializza musicalmente la "soglia" che determina il passaggio dalla vita alla morte. Nella megalopoli contemporanea, poi, l'architettura è invitata, laddove possibile, a contrastare la grande fobia che scaturisce dalla labirintica assenza di un centro: «in essa – così Hans Sedlmayr – il tempo interiore del soggetto si incrocia e combina con ritmi pubblici e privati modellandosi sulla metropoli; un tempo scandito da accelerazioni, sospensioni, fughe in avanti e indietro». L'arte dei nuovi media, infine, contrasta criticamente l'onnipotenza mediatica della postmodernità, che dissolve il tempo in un eterno presente, inducendo una sorta di "cronofobia" che azzera la profondità storica per ridurre la realtà a fittizio surrogato di un vasto immaginario pubblicitario. Interrogarsi sul tempo è uno degli esercizi filosofici più difficili. Forse, suggerisce DeLillo, l'uomo contemporaneo ha bisogno di «una nuova teoria del tempo». O forse ha bisogno solo di tornare a esperire dentro di sé – come ai tempi di Seneca e Agostino – le infinite forme del tempo. In questo l'arte può aiutarlo. 

Enciclopedia delle Arti contemporanee. Il tempo interiore, a cura di Achille Bonito Oliva, introduzione di Franco Rella, postfazione di A. B. Oliva, Electa, pagg. 428

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