sabato 30 marzo 2013

Fitzgerald, tenero è il ritorno con DiCaprio


Mentre l’attore incarna un nuovo Gatsby 
un’ondata di titoli (fuori diritti) dello scrittore che raccontò  il tramonto dell’Occidente

CLAUDIO GORLIER

"La Stampa - Tuttolibri", 27 marzo 2013

«La sua voce era piena di denaro». «Economicamente, sei un ragazzo, non una ragazza». Sono due citazioni a mio avviso decisive ricavate da romanzi di Francis Scott Fitzgerald. La prima fa parte, direi folgorante, del ritratto di Daisy in Il grande Gatsby; la seconda la si incontra in Tenera è la notte : è la madre di Rosemary rivolta alla figlia. In entrambe letteralmente esplode una delle linee di forza di tutta la narrativa di Fitzgerald: la forza insopprimibile, risolutiva e, se si vuole, tragicamente bifronte del denaro, appunto. La nuova versione del Grande Gatsby  con Leonardo DiCaprio, che arriva sugli schermi (sarà al Festival di Cannes), rilancia un personaggio già amato dal cinema. In più si sono esauriti i diritti di tutta l’opera fitzgeraldiana. Ecco allora un’ondata di ristampe. Il Grande Gatsby è uno dei primi titoli del nuovo ciclone editoriale dei volumetti a 0,99 (qualche mese fa la Newton Compton aveva già proposto in un «Mammut» l’opera omnia dello scrittore americano). Torna Tenera è la notte per Bur e Minimum Fax (la versione di Vincenzo Latronico è particolarmente brillante), si ricostruisce la dolente storia d’amore con Zelda in graphic novel... 
Le due citazioni possono servire come ideale punto di partenza. Intendiamoci: non è soltanto il denaro, la ricchezza, l’unico referente cruciale nell’opera di Fitzgerald. Un penetrante critico americano; John K. Roth, ne ha estrapolata per lo meno altri due: gioventù e bellezza fisica, ai quali si oppongono altri imperiosi opposti: l’età incalzante, la bruttezza, la povertà. Affiora così, e gradualmente si impone; il principio non soltanto estetico della «doppia visione», definita per primo da Malcolm Cowley: due modi di essere, due modi di rappresentare. 
Si impone in tutta l’opera di Fitzgerald un rapporto inesauribile tra realtà e simbolo, tra fattualità e disegno allegorico, che raggiunge il vertice supremo, esemplare, nel Diamante grande come l’Hotel Ritz.Come nessun altro, Fitzgerald rappresenta la crisi fatale del cosiddetto American Dream, il mito del Sogno Americano, ma a ben vedere stiamo assistendo al disfacimento fatale di tutta la civiltà occidentale, della sua illusione di Grandezza. Curiosamente, la valenza simbolica inizia con il suo stesso cognome. Fitzgerald, infatti, era di origine irlandese, e in gaelico «Fitz» significa «Figlio», magari illegittimo. 
Il simbolo forse più assoluto, esemplare, è l’orologio del Grande Gatsby, nella stanza ove Gatsby e Daisy si incontrano quando l’uomo spera di riconquistarla: l’orologio, momentaneamente fermo, rappresenta il tentativo di riconquistare il tempo, ma cade e si frantuma sul pavimento, e dunque sanziona la fine inesorabile del sogno. Più che mai, la vicenda individuale, privata, acquista una valenza decisamente simbolica, fatale. 
Con Tenera è la notte la problematicità della vicenda si riflette nella struttura del romanzo. Si arricchisce la prospettiva persino geografica, con lo spostamento degli Stati Uniti nella Riviera francese, mentre la sequenza temporale rinnega qualsiasi linearità, così come il gioco sui diversi punti di vista attraverso gli occhi dei personaggi. A sua volta, la sessualità muove tra tormento e innocenza, raggiungendo non di rado una peculiare ambiguità. «Si parla di ferite cicatrizzate... ma non esiste niente del genere nella vita delle persone», impara il protagonista, nelle parole stesse del narratore. Bellezza, danaro, si trasformano in malattia e fallimento morale. È il destino dei personaggi, è il destino dell’Occidente. 
È il momento supremo della tragedia, che non esiterei a definire dostoevskiana, nell’ultimo, incompiuto romanzo di Fitzgerald, The Last Tycoon, l’ultimo magnate. Gratuita, se volete, come nelle pagine iniziali, sanzionate del gratuito. Pensate: un aereo deve interrompere il suo volo per la California a Nashville, nel Tennessee, e i passeggeri visitano di notte, in ordine sparso, l’Hermitage, la splendida dimora del Presidente Jackson. Qui, in apparenza senza autentico motivo, uno di loro si uccide. È il preludio alla catastrofe finale. 
Mi perdonerete se vi dico che volli visitare una volta l’Hermitage al tramonto, e fu come rileggere le pagine del romanzo, come riflettere sulla vita e sulla morte. Tenera è la notte, in particolare, ci svela il senso della metamorfosi della vita umana, ma anche di una società che la tormenta. Credeteci o no, è la nostra, senza limiti di tempo. E allora, invece di preoccuparvi delle inquietanti graduatorie di Standard & Poors, leggete, o rileggete, Fitzgerald.

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