sabato 9 marzo 2013

Storia della tentazione. La via nera del Nemico dall'antichità ad oggi


Il Diavolo: Tullio Gregory racconta le fasi di formazione della celebre figura malvagia
I segni e le metamorfosi del diavolo

Secondo una tradizione giudeo-cristiana 
i demoni abitano nello spazio che avvolge la terra

Armando Torno

"Corriere della Sera", 8 marzo 2013

Nella Galleria Tretjakov di Mosca si conserva un dipinto di Ivan Kramskoj, «Gesù tentato», del 1872. Cristo è seduto, svigorito, pensoso; le sue mani si intrecciano con ansia, si coglie nelle dita un fremito nervoso. Lo sguardo si perde nel nulla. Sono i segni lasciati dal diavolo sul suo corpo. Soltanto una luce prestata dal cielo russo, con riflessi polari, reca requie all'osservatore. Il deserto in cui sono avvenute le prove sembra il mondo intero.
Non c'è a Mosca la presenza visibile del diavolo come negli affreschi conservati a Orvieto di Luca Signorelli, dove entra in scena con le sue corna e si accosta all'Anticristo; non si pone accanto al Signore come lo immaginò Duccio nella Predella della Maestà di Siena; non precipita nel modo in cui lo dipinse Mattia Preti in un quadro conservato a Napoli, al Museo di Capodimonte. Nella Galleria Tretjakov, semplicemente, c'è il nostro diavolo: nevrosi, vuoto, paura, solitudine, abbandono. Chissà perché ha smarrito i suoi lineamenti. Chissà perché Kramskoj lo vide così, mentre era da poco uscita un'opera intitolata I demoni, scritta da un russo straziato dal gioco: Fëdor Michajlovic Dostoevskij.
Questi e altri rimandi vengono alla mente ripercorrendo le dense e fascinose pagine dell'ultimo saggio di Tullio Gregory, Principe di questo mondo. Il diavolo in Occidente (Laterza), dove si ricostruiscono le fasi di formazione della celebre figura malvagia sino alle soglie dell'Illuminismo. L'autore, esaminando attentamente i testi biblici e dei Padri della Chiesa, soffermandosi sulle sottili ragioni dei medievali, giunge a Martin Lutero, a Descartes, ma anche a Cyrano de Bergerac che decide di far confluire le dottrine demonologiche nella «Gazzetta degli sciocchi». È un affresco culturale di quella creatura negativa dall'ubiqua presenza che — si ricorda all'inizio del saggio — un predicatore della seconda metà del Trecento vedeva ovunque moltiplicarsi e diffondersi. Anzi, secondo una tradizione giudeo-cristiana analizzata da Jean Danielou, i demoni abitano nello spazio che avvolge la terra, in aere caliginoso.
Del resto, se il loro numero è noto solo a Dio, è altresì vero che alcuni Padri ritennero che gli uomini avessero accanto, insieme all'angelo custode, anche una creatura malvagia. Per questo, osserva Gregory, Ignazio di Loyola nei suoi magistrali Esercizi spirituali lascia regole per distinguere tra angelus bonus e malus. Non è forse vero che «tutte le vite e passioni dei martiri sono esempi della continua lotta tra il bene — il messaggio cristiano — e il male impersonato nelle figure dei persecutori e nelle istituzioni pagane, manifestazioni di Satana»?
Il libro è una ricostruzione attenta e ogni riga è stata verificata con una selezionata bibliografia. Tra l'altro si evidenzia che nel Genesi ci troviamo dinanzi al serpente creatura di Dio «astuta», ma ancora senza caratteri demoniaci: diventerà tale soltanto in un testo del I secolo avanti Cristo, la Sapienza di Salomone, estraneo al canone ebraico ma accolto in quello ecclesiastico. Fu per l'invidia di questo essere che il male entrò nel mondo: nella traduzione dei Settanta, in genere, il Satân ebraico portò all'identificazione del diavolo greco con il serpente. La responsabilità di Eva è recata dall'Ecclesiastico o Siracide (testo del II secolo prima di Cristo): «Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo» (25,24).
Inoltre, la figura di Satana prenderà forma «utilizzando alcuni versetti biblici che torneranno continuamente citati». A questo essere negativo, e alla sua maledizione, è legato un passo di Isaia che schernisce il re di Babilonia: «Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora?» (14,12). Osserva Gregory: «Così Lucifero, da astro del mattino, diventerà Satana, il nemico di Dio, l'"antico avversario" dell'uomo». Un testo che, d'altra parte, è accostato a un passo del Vangelo di Luca: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore» (10,18). L'Apocalisse suggella queste immagini: «Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (12,9).
Il saggio si sofferma sulle interpretazioni del commento al Genesi di Agostino che orienterà l'esegesi latina medievale («... fu anch'egli un tempo in cielo, stette tra i santi, partecipò della luce...»; non tralascia Pietro Lombardo che si chiede nel XII secolo se e in che modo angeli e demoni possono «insegnare» agli uomini intervenendo sui processi conoscitivi; analizza tra l'altro le radici della «via del nero». Se nera è la valle dell'inferno dantesco, neri sono i demoni, neri diventano anche i rappresentanti del diavolo. Forse per tale motivo nella Chanson de Roland e in tutta la letteratura del genere i musulmani sono neri, anzi il Paese dal quale provengono è senza sole. Vani gli sforzi di Nicola Oresme che ritiene impossibile, per coloro che abbiano studiato filosofia, credere all'esistenza dei demoni. È una voce isolata.
Nel capitolo dedicato a «Il principe di questo mondo», che dà il titolo al saggio, si ricorda tra l'altro che Innocenzo III nel 1213 era tornato a indicare in Maometto la bestia dell'Apocalisse (13,18), ovvero l'Anticristo. Gregorio IX in una lettera del 1° luglio 1239 alle autorità ecclesiastiche e civili della cristianità evocò la figura della «bestia che sale dal mare» (Apocalisse 13,1) per identificare Federico II; l'imperatore, che mal sopportava i pontefici, rispose rapidamente rovesciando la prospettiva: il Papa è il «cavallo rosso fuoco e colui che sedeva su di esso toglieva la pace sulla Terra» (Apocalisse 6,4). Lutero negli Articoli di Smalcalda vedrà nel vicario romano e nella sua corte «il regno dell'Anticristo»; dall'Urbe è quasi inutile aggiungere quel che risposero allo zelante riformatore. Il nemico diventa il diavolo; i dibattiti e le reciproche accuse alimentano questa tendenza, anzi la trasformano in letteratura. Descartes, con un colpo di modernità, farà sapere che è il «genio maligno» a mettere in dubbio l'esistenza del mondo fisico. E oggi?
Gregory si ferma, dicevamo, alle soglie dell'Illuminismo. Chi scrive ha trovato tracce dell'opera del diavolo alla Galleria Tretjakov di Mosca. Grazie al libro qui segnalato ha conosciuto le sue origini, nonché le astuzie che seppe escogitare nei secoli per stupire la cultura. Nell'opera di Ivan Kramskoj «lui» non si vede ma c'è. L'abilità della tentazione oggi strazia il Cristo.

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