Sul sito di Pordenonelegge un'antologia condivisa
LUCA MASTRANTONIO
"Corriere della Sera", 16 marzo 2013
Autoconvocata, allargata, condivisa. È l'antologia collettiva online, involontaria e spontanea, che si ricava dal censimento dei poeti italiani tra i 20 e i 40 anni realizzato da Pordenonelegge — visibile da oggi sul sito del festival letterario. Ognuno dei 248 autori (66 donne, 182 uomini) ha fornito una breve biblio-biografia e scelto un testo rappresentativo, indicando la mail o il sito personale per venire contattato. L'iniziativa ha coinvolto in prima battuta una ventina di giovani poeti, emersi in questi ultimi anni, che poi hanno allargato la rete ad altre voci, note e meno note. Si va dalla A di Martina Abbondanza (Cesena, 1993) alla Z di Ambra Zorat (Trieste, 1978).
I requisiti sono anagrafici ed editoriali. Non bisogna avere più di 40 anni ed è necessaria una pubblicazione di versi in volume, raccolte, antologie, riviste di carta o digitali, purché attraverso la mediazione di un curatore, un critico, un altro poeta (non fa testo il self publishing, scrivere versi su Facebook, pubblicare poesie come commento a siti letterari). Ogni poeta censito voterà gli altri per realizzare una classifica i cui sei finalisti saranno protagonisti di lavori-video realizzati dalla Scuola di cinema di Milano, in vista di Pordenonelegge 2013, dove i poem-trailer saranno presentati.
Il singolo testo che ogni poeta ha scelto per presentarsi è come un autoscatto. C'è chi legge in una pentola risposte che non trova, come Evelina de Signoribus: «Il moscerino affogato non mi porta all'acquitrino dove è nato». E chi attende che «il sole/ un libro o un giorno muti/ in luminosa estate/ l'inverno di scontento/ che in giugno ancora dura», come Carlo Carabba. Roberto Cescon si tuffa in un'ecografia: «La prima volta quel battito/ è una raffica che affiora/ da profondità di cellule», mentre Marilena Renda intreccia una preghiera: «Bambina di cenere, la fine è arrivata,/ bambina morente, tartaruga smarrita/ nel solco della polvere tu spegni le dita». Massimo Gezzi si rifugia nel mattone che «conta più delle parole/ che lo imitano appoggiandosi/ una sopra l'altra. // Io con la poesia vorrei fare mattoni». Matteo Marchesini sloga i pensieri di un dopo-amore all'alba, in un hotel: «Tutto è volubile/ a trent'anni, al tocco delle sei». E Paola Soriga s'infiamma: «Ingoio/ la saliva e un desiderio/ ragazzino di ubriacarti/ stordire le lenzuola ed insegnarti/ il sapore sudato del mattino».
Il poeta Gian Mario Villalta (classe 1959), curatore di Pordenonelegge assieme a Alberto Garlini e Valentina Gasparet, racconta al «Corriere della Sera» lo spirito con cui è nato il censimento: «I giovani autori oggi sono divisi per aree geografiche e piccoli gruppi, spesso non si frequentano e rischiano di riprodurre i difetti conservativi del mondo poetico esistente: parlare bene solo di chi parla bene di te, restare entro lo stesso orizzonte. Grazie al web si può rompere questo schema, senza però rinunciare alla mediazione critica».
Nicola Crocetti, storico editore di autori italiani e stranieri, scoperti con la rivista «Poesia», saluta favorevolmente l'iniziativa e invita a confrontarsi su un tema: «Da Pasolini, e in parte Zanzotto, l'Italia non ha prodotto vera poesia civile, ma solo confessionale, intima. E invece mai come oggi serve una voce alta per interrogarsi sul destino dell'uomo e sui guasti della società». E fa due esempi provocatori: «Come Crozza in televisione o Grillo in politica». Ma non vuole essere frainteso: «Il modello non sono le poesie incivili di Andrea Camilleri, ma il Tony Harrison che il "Guardian" manda anche al fronte per raccontare in versi la guerra».
Un altro osservatore attento alle nuove voci è Franco Buffoni, curatore dei «Quaderni italiani di poesia» che ad ogni numero lanciano nuovi autori: «Rispetto a vent'anni fa, quando arrivavano 300 dattiloscritti, il livello qualitativo è migliorato, ci sono meno ingenuità o cadute di stile. Arrivano anche meno dattiloscritti, perché molti si limitano a pubblicare sui blog. Però c'è meno originalità nel dettato poetico e in troppi casi si sente l'eco dei cantautori. Più che aver letto Dino Campana hanno ascoltato Daniele Silvestri, che pure è tra i più bravi, ma la poesia è altro». Ecco l'identikit del grande poeta del futuro secondo Buffoni: «Sarà, se non è già nato, figlio di qualcuno che cercava di lavarci il vetro al semaforo, avrà studiato in un buon liceo classico, o sta già studiando, leggerà Tasso e Leopardi ma la sua scrittura sarà contaminata da odori e sapori e colori e fonemi che ascolta in casa. E la sua poesia sarà sua e nostra».
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