della Germania post nazista, rischia la chiusura
Carlo Antonio Biscotto
"il Fatto", 30 maggio 2013
La notizia non è arrivata come un fulmine a ciel sereno, ma ha comunque messo a soqquadro le redazioni dei principali giornali tedeschi e il mondo degli scrittori e degli intellettuali che per oltre 60 anni hanno considerato la casa editrice Suhrkamp Verlag un imprescindibile punto di riferimento del dibattito culturale. Il management dell’editrice ha deciso di chiedere il concordato preventivo, una sorta di fallimento pilotato, e il tribunale fallimentare di Berlino ha dato tre mesi di tempo alla dirigenza per presentare un piano di risanamento e rilancio.
LA REAZIONE dei maggiori giornali tedeschi non si è fatta attendere. La Bild parla di “dramma per la cultura tedesca”; la FAZ punta sullo “sbalordimento e l’incredulità” mentre il Die Zeit titola “lutto per la cultura tedesca”. Il vero dramma – se di dramma vogliamo parlare – va ricercato non tanto nella situazione di dissesto finanziario quanto nel feroce scontro tra le due anime del colosso editoriale venute allo scoperto prima nel 2002 alla morte di Siegfried Unseld, successore di Peter Suhrkamp, poi nel 2010, anno in cui la sede è stata trasferita a Berlino in coincidenza con il 60° compleanno dell’editrice. Da allora la casa editrice non ha avuto più pace perdendo anche molte sue firme prestigiose. Il conflitto tra chi voleva conservare la vocazione elitaria dell’azienda editoriale e chi, temendo la crisi del settore, puntava a incrementare i profitti dando un taglio più commerciale al catalogo, è stato senza esclusione di colpi e con abbondanza di carta bollata e si è concluso, almeno per ora, senza vincitori né vinti e con il probabile fallimento di Suhrkamp. La casa editrice è stata fondata nel 1950 da Peter Suhrkamp, nato nel 1891 a Kirchhatten e morto a Francoforte nel 1959. Subito dopo la prima guerra mondiale, combattuta in un reparto d’assalto, Suhrkamp era tornato all’insegnamento e aveva conosciuto Bertolt Brecht la cui amicizia lo aveva incoraggiato a scrivere e a lasciare l’insegnamento. Nel 1936, dopo essere stato redattore capo della rivista letteraria “Die Neue Rundschau”, divenne amministratore fiduciario delle edizioni Fischer in sostituzione degli eredi di Samuel Fischer costretti a fuggire dalla Germania a causa delle leggi razziali. Nel 1944 Suhrkamp, per essersi rifiutato di adeguarsi alle direttive del regime mantenendo contatti con gli artisti antinazisti e pubblicando libri di autori ebrei sotto pseudonimo, fu arrestato dalla Gestapo e rinchiuso nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Fu una esperienza durissima che lo segnò per sempre nel corpo e nello spirito.
Dopo la guerra Suhrkamp decise di seguire la sua strada abbandonando le edizioni Fischer e fondando la Suhrkamp Verlag. Nel 1945 era stato il primo editore tedesco ad ottenere il permesso di pubblicare nella zona americana. Dei 48 autori di cui aveva curato la pubblicazione durante il periodo in cui era stato alla guida delle edizioni Fischer, 33 decisero di seguirlo in questa nuova avventura. Tra questi, i primissimi furono Brecht – “voglio essere pubblicato solamente da Suhrkamp”, dichiarò – Herman Hesse, suo grande amico, Walter Benjamin e Max Frisch.
L’anno seguente uscì Viaggio in Oriente di Hesse, primo volume della leggendaria collana “La biblioteca Suhrkamp” che esiste ancora oggi. La casa editrice divenne nel giro di pochi anni quello che la Einaudi è stata per l’Italia del dopoguerra e la Gallimard per la Francia nello stesso periodo. “Qualcuno riesce ad immaginare la Germania post-nazista senza la presenza dell’editrice Suhrkamp? ”, chiese una volta provocatoriamente Günther Grass.
LA SUHRKAMP Verlag è stata al centro di tutti i fermenti letterari e culturali che hanno attraversato la Germania ponendosi come un volano della rinascita morale e intellettuale del Paese dopo la tragedia del nazismo. Quella che tutti finirono per definire “cultura Suhrkamp” incise in profondità nella vita intellettuale della Germania occidentale, in particolare negli anni 60 e 70. L’editrice pubblicò gli scritti degli esponenti della cosiddetta “Scuola di Francoforte”, in particolare le opere di Theodor W. Adorno e Jürgen Habermas le cui teorie furono decisive nel mettere in moto i moti studenteschi del 1968. Anche la maggior parte dei membri del “Gruppo 47”, vero e proprio laboratorio per altre avanguardie letterarie tra cui quella italiana del “Gruppo 63”, figurano nel catalogo della Suhrkamp Verlag.
Oggi dinanzi al pericolo del fallimento della più prestigiosa casa editrice tedesca, non c’è in Germania chi non ricordi il modo del tutto personale che ebbe Peter Suhrkamp di fare l’editore. “Noi non pubblichiamo libri, pubblichiamo autori”, era solito ripetere. Ed infatti ebbe sempre rapporti strettissimi e sovente di grande amicizia con i suoi autori. Il germanista Raimund Fellinger, redattore capo della casa editrice dal 1979 al 2000 e direttore generale dal 2006, ha ricordato in una recente intervista che la filosofia editoriale di Peter Suhrkamp è proseguita anche dopo la sua morte tanto che egli stesso è solito fare lunghe passeggiate in montagna con Peter Handke prima della pubblicazione dei suoi libri.
“Ricordatevi” – diceva sempre Peter Suhrkamp ai suoi collaboratori – “che anche il più modesto dei nostri autori è una persona creativa e quindi vale più di noi tutti messi insieme”. Già da qualche anno la Suhrkamp aveva perso la sua posizione dominante nel panorama letterario tedesco, malgrado gli sforzi di Ulla Unseld-Berkewicz, vedova di Siegfried Unseld. Dieci anni di tensioni e conflitti si sono per il momento conclusi con la richiesta di fallimento.
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