Manuela Campanelli
"Corriere della Sera", 26 febbraio 2013
Può la scienza mettere in crisi la fantascienza? Concessi i dovuti margini alla fantasia e alla creatività di ogni singolo autore, sembrerebbe proprio di sì. Le nuove scoperte d’astronomia stanno infatti facendo traballare i suoi capisaldi. La stella di Barnard - dove Isaac Asimov ambientò la casa di invertebrati marini, Michael Moorcock il rifugio di esseri umani fuggiti dalla Terra, Will Eisner il luogo dove avvenne il primo contatto dell’umanità con una civiltà extraterrestre, e dove la serie fantascientifica Galactica aveva posto la base dei Cyloni, robot senzienti che avevano un odio viscerale per gli uomini - ha per esempio cambiato i suoi connotati. Se finora si pensava fosse un sistema di pianeti, da agosto scorso otto astronomi dell’Università della California hanno assicurato, dopo 25 anni di accurate misure, che non ne ha neppure uno.
RIFERIMENTI CAMBIATI - Due mesi dopo questa scoperta è arrivata un’altra doccia fredda per gli autori che avevano utilizzato Alpha Centauri per animare le loro storie. E parliamo dei big della fantascienza come Stansilaw Lem, Robert Silverberg, Philip K. Dick, Asimov e A. C. Clarke, e delle più famose serie televisive come Doctor Who, Star Trek e Buck Rogers. Se fino a poco tempo fa si riteneva che il suo sistema multiplo comprendesse anche un pianeta simile alla Terra per dimensioni e temperatura, da ottobre scorso alcuni scienziati dell’Università di Ginevra hanno tirato una secca conclusione: questo pianeta non esiste davvero.
SCENARI MUTATI - Kim Stanley Robinson, autore della Trilogia di Marte e del recente libro 2312, sembra farsi portavoce degli autori di fantascienza attraverso le pagine di Nature: «Dobbiamo essere più realistici», dice. Se tuttavia questa può essere la sua opinione, gli scenari dove ambientare la narrativa fantascientifica sono sostanzialmente mutati e in breve tempo.
SCOPERTE - «Non molti anni fa il nostro Sistema Solare era considerato pressoché unico o rarissimo. Le evidenze scientifiche ci hanno invece dimostrato che i sistemi extrasolari sono un evento comunissimo: ogni mese si scoprono 2-3 sistemi di pianeti che girano intorno a stelle di ogni tipo, da quelle nane a quelle caldissime», aggiunge Maria Teresa Capria, dell’Istituto di astrofisica e di planetologia spaziale all’Inaf di Roma. «Ben 840 esoplaneti sono stati oggi identificati e circa 2.320 sono candidabili come tali: le loro atmosfere vengono scrutate con sonde dedicate alla ricerca di minime tracce d’acqua. Non ci sono dubbi che le possibilità di vita aliena si sono moltiplicate e che i viaggi interstelllari non possono essere più immaginati con una sola destinazione».
POSSIBILITÀ - La scienza chiude dunque la fantascienza da un lato ma la apre da un altro punto di vista offrendole nuovi scenari su cui poggiarsi. Telescopi grandi 50-60 metri riusciranno a vedere corpi celesti lontani anni luce da noi: grazie all’ottica adattativa, che apporta micrometriche pressioni sulla superficie delle lenti, le loro forme ci giungono corrette dalle turbolenze causate dalla nostra atmosfera. Da qui a imbastire trame per futuri romanzi il passo è breve. Registi e romanzieri potrebbero per esempio darsi come meta infiniti mondi da raggiungere e colonizzare. «O al contrario potrebbero ambientare le loro storie tra miliardi di anni in un universo sempre più distante che obbliga le galassie a essere sempre più lontane e isolate. Attualmente s’indaga infatti sul perché l’universo sia in espansione accelerata: c’è forse un termine di curvatura nell’equazione di Einstein o tutto dipende da quel 70 per cento di energia oscura che non emette luce?», dice Carlo Burigana, dell’Istituto di astrofisica spaziale e fisica cosmica dell’Inaf di Bologna.
OPPOSTI - La «buona» fantascienza si nutre anche degli opposti: o della scienza più rigorosa o della violazione esplicita dei suoi paradigmi. L’idea di superare la velocità della luce e fare viaggi senza distanza potrebbe essere percorribile, come quella di vedere materializzare e smaterializzare le proprie creature fantastiche se non si tiene conto della conservazione della massa. Oppure si potrebbe rendere protagonista un buco nero e cercare di superarlo. «Un attimo», invita a riflettere Burigana. «Un conto è però farci cadere dentro una particella e un altro una persona: l’effetto mareale dettato dalla diversa forza di gravità tra le sue estremità lo disgregherebbe».
SOCIETÀ - La letteratura fantascientifica, sebbene spinga al sogno, è sempre stata tuttavia specchio della società in cui si vive. Negli anni 1860-1903 era l’epoca delle avventure romanzate animate da fantasie utopistiche, come il Viaggio nel centro della Terra di Giulio Verne, che rimandavano a una scienza e a una tecnologia capace di migliorare le condizioni umane. Gli anni 1904-1933 sono stati forieri di grandi innovazioni, dall'invenzione del telegrafo senza fili e del telefono, a quella dell’aeroplano e dei film cinematografici fino all’avvento della fisica nucleare che aveva indotto a pensare che il famigliare, come per esempio la materia stessa, in realtà fosse sconosciuto e quasi alieno. Anni che si mischiano alla politica (prima guerra mondiale e rivoluzione russa) e che danno origine a pagine ricche di cinismo e nello stesso tempo animate dall’ossessione del futuro, popolato da robot fuori controllo capaci di provocare catastrofi. A questa era segue un’«età dell’oro» per la fantascienza (1934-1960) che celebra le conquiste scientifiche. Che dire invece della fantascienza ai nostri giorni? Potrebbe essere un valido mezzo per sognare e innalzarsi dalla quotidianità spesso pesante e depressiva.
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