sabato 16 febbraio 2013

Machiavelli, ritrovato il bando per catturare il "traditore"




E' stato scoperto all'Archivio di Stato dal professor Stephen Milner 
dell'università di Manchester.

Il 19 la rievocazione nelle strade della città di Firenze


Ritrovato all'Archivio di Stato di Firenze il bando originale che fu letto dal banditore Antonio di Chimenti il 19 febbraio 1513 per la cattura di Niccolò Machiavelli, dopo che il suo nome è stato rinvenuto in un elenco di potenziali simpatizzanti di una congiura per rovesciare il regime dei Medici. Il ritrovamento si deve allo storico britannico Stephen Milner, professore di storia italiana all'Università di Manchester, che in qualità di visiting professor a Firenze presso Villa I Tatti (sede della Harvard University Centre for Italian Renaissance Studies), sta conducendo ricerche sulla figura dei banditori fiorentini nel XV e all'inizio del XVI secolo.
Milner ha scoperto inediti documenti che gettano nuova luce sugli eventi che hanno portato alla composizione del "Principe", di cui nel 2013 si celebrano i 500 anni della stesura, con le manifestazioni internazionali che prenderanno il via martedì a Firenze. Utilizzando le informazioni raccolte dall'esame di centinaia di simili proclami fatti tra il 1470 e il 1530, Milner è stato in grado di mappare i numerosi siti all'interno delle antiche mura di Firenze dove il banditore, a cavallo e armato, con la sua tromba d'argento avrebbe declamato ad alta voce il bando.
Ulteriori scoperte archivistiche hanno fatto luce su pagamenti versati a quattro cavalieri che furono mandati dalle autorità a cercare Machiavelli per le vie della città e, inoltre, i pagamenti che essi ricevettero dopo averlo catturato. Il testo del bando originale recita: 

"Spectabili et Degnissimi Octo di Guardia et Balia della città di Firenze, fanno bandire et publicamente notificare a ogni et qualunche persona di qualunche stato, grado, o condizione si sia che sapessi, o havessi, o sapessi chi havessi o tenessi Niccolò di messer Bernardo Machiavegli lo debba, intra una hora dal hora del presente bando, haverlo notificato a detti Signori Octo sotto pena di bando di ribello et confiscatione di loro beni, notificando che paxato detto tempo non sene riceverà scusa alchuna".

Gli studiosi dell'Università di Harvard hanno trovato all'Archivio di Stato di Firenze l'originale del seguente documento, che viene letto durante la rievocazione: 

"Die XVIIII februarii 1512 - Gli Spectabili et Degnissimi Octo di Guardia et Balìa della ciptà di Firenze, fanno bandire et publicamente notificare a ogni et qualunche persona di qualunche stato, grado, o condizione si sia che sapessi, o havessi, o sapessi chi havessi o tenessi Niccolò di messer Bernardo Machiavegli lo debba, intra una hora dal hora del presente bando, haverlo notificato a deti Signori Octo sotto pena di bando di ribello et confiscatione di loro beni, notificando che paxato detto tempo non sene riceverà scusa alchuna. Banditto per me Antonio di Chimenti questo dì 19 di febraio 1512".

Cosa era successo? Nel settembre 1512, i Medici avevano ripreso il potere a Firenze e Niccolò Machiavelli, segretario della seconda cancelleria della Repubblica fiorentina, aveva perso il suo ufficio. Ma, successivamente, il suo nome era stato rinvenuto in un elenco di potenziali simpatizzanti trovato addosso ad uno dei congiurati che cercavano di rovesciare il governo mediceo. Le autorità non persero tempo: emisero questo bando e riuscirono a catturare Machiavelli, che venne imprigionato al Bargello e sottoposto a tortura. Però, mentre i capi della cospirazione furono giustiziati sommariamente e i loro collaboratori esiliati, non fu mai trovata alcuna prova del diretto coinvolgimento di Machiavelli nella congiura e, grazie all'amnistia generale concessa per l'elezione di Giovanni dei Medici a Papa col nome di Leone X, nel marzo 1513 Machiavelli fu rilasciato e tornò nella sua tenuta in campagna a Sant'Andrea in Percussina, nel Comune di San Casciano. 
È lì che, nei mesi successivi, Machiavelli completò la stesura del suo capolavoro di scrittore politico, "Il Principe". Lo sappiamo perché, in una lettera del 10 dicembre 1513, lo stesso Machiavelli comunica a Francesco Vettori (suo ex collega nelle missioni diplomatiche della Repubblica, ma che era riuscito a "riciclarsi" nel regime mediceo) di avere composto un trattato, "De Principatibus", che comparve poi col titolo italiano "Il Principe". 500 anni dopo, con questa rievocazione storica, iniziano le celebrazioni del V Centenario de Il Principe di Niccolò Machiavelli. "La stesura de "Il Principe" assicurò a Machiavelli una fama mondiale imperitura, che a distanza di 500 anni ne fa ancora uno dei libri italiani più tradotti nel mondo" ha detto Valdo Spini. Dal canto suo l'assessore Sergio Givone si è collegato al concetto di "fortuna" in Machiavelli, per sottolinearne l'attualità.
Con la rievocazione storica del bando della cattura di Niccolò Machiavelli, martedì 19 febbraio a Firenze hanno inizio le celebrazioni dei 500 anni della stesura de "Il Principe", uno dei libri italiani più tradotti nel mondo. Lo ha annunciato Valdo Spini, presidente del comitato per le celebrazioni del V centenario del trattato politico "Il Principe", affermando che "da Machiavelli arriva una lezione per il presente".
"La vicenda del bando di cattura - sottolinea lo storico Spini, già ex ministro e a lungo parlamentare socialista - viene a collocare in tutta la sua drammaticità il contesto in cui la grande opera del segretario fiorentino è stata scritta. Machiavelli non solo venne rimosso dal suo incarico di segretario della Cancelleria dopo il ritorno al potere dei Medici, ma fu confinato nel suo podere in Sant'Andrea in Percussina a San Casciano e costretto al versamento di una cauzione di mille fiorini d'oro".

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