sabato 27 aprile 2013

Dai lumi a Internet: è esplosa la conoscenza


Massimiliano Panarari

"La Stampa - TuttoLibri",  27 aprile 2013

È una sorta di opera mondo la Storia sociale della conoscenza scritta da Peter Burke, uno dei maggiori e più famosi studiosi di cultural history (e di storia dell’età moderna). Dopo aver pubblicato, alcuni anni or sono, la «prima puntata» ( Da Gutenberg a Diderot ), esce, sempre per i tipi de il Mulino, il «secondo episodio» di questa affascinante carrellata Dall’Encyclopédie a Wikipedia, consacrata all’organizzazione del sapere dell’epoca contemporanea, quella dell’«esplosione della conoscenza», in cui lo sviluppo (ordinato) della conoscenza cede il passo alla frammentazione e alla disseminazione. Ed è anche l’età della coesistenza, all’interno dei campi della conoscenza, tra processi antitetici e antagonistici, che, in talune fasi, vedono il generarsi di squilibri tra le spinte contrapposte alla nazionalizzazione e all’internazionalizzazione, tra il professionismo e il dilettantismo, tra la specializzazione e l’interdisciplinarietà, fra la standardizzazione e la personalizzazione, e tra la democratizzazione dei saperi e le attività volte a contrastarla.
La conoscenza si sviluppa secondo un processo articolato in quattro fasi (mutuate dalle procedure dei servizi segreti), ovvero raccolta e accumulazione, analisi, diffusione e azione, e vede il ruolo decisivo di varie istituzioni: università, biblioteche, archivi, musei, riviste scientifiche, società culturali e think tank, altrettanti spazi sociali dedicati in molti dei quali si «fa ricerca», una locuzione che diventa sempre più frequente nei titoli dei libri (e nelle varie lingue europee) a partire dalla metà del XIX secolo.
La storia culturale indagata dallo studioso britannico è quella della «seconda età delle scoperte» (1750­ - 1850), con una nuova ondata di esplorazioni che misero a disposizione dell’Occidente un impressionante accumulo di informazioni in precedenza sconosciute. Ed è quella dell’osservazione di ambiti che vanno dallo spazio profondo dell’astrofisica (guardato da telescopi sempre più potenti) al foro interiore scandagliato dalla psicanalisi, fino ai sistemi di televisione a circuito chiuso e di videosorveglianza.
Una storia di circuiti accademici, in primo luogo, e, più in generale, dei luoghi di interazione sociale tra intellettuali e produttori di conoscenze (dai cabinet sino agli istituti di ricerca avanzati degli Stati Uniti novecenteschi), senza i quali, per fare un esempio illustre, La ricchezza delle nazioni di Adam Smith (socio del Political Economy Club di Glasgow che trasse alcune idee dalle conversazioni con gli altri membri) non sarebbe stata la stessa.
Avendo sempre a mente, ci ricorda Burke, che le modalità di cambiamento di tecnologia, istituzioni e mentalità hanno un passo e seguono andamenti tra loro assai differenti. Velocità di crociera che dettano il ritmo della conoscenza e, oggi, andrebbero urgentemente riallineate, perché, come ebbe modo di dire il premio Nobel Herbert Simon, «una sovrabbondanza di informazioni crea una povertà di informazioni».

Nessun commento:

Posta un commento