martedì 30 aprile 2013

Sulle panchine o graffiata sui muri. La poesia che ci sorprende in città


La geografia Le iniziative spontanee e quelle dei Comuni. 
Gli ultimi casi ad Albenga e Caorle  

Da Seneca a Artmann: «pillole» per stimolare la riflessione 

Michela Proietti

"Corriere della Sera", 29 aprile 2013

Sull'asfalto, in una panchina, graffiata su un muro. C'è una geografia sconosciuta, quella dei versi poetici, che sorprende come un tramonto o un orizzonte. La poesia è una rinata necessità che dilaga fuori dalle pagine scritte e, come aveva previsto Alda Merini («la casa della poesia non avrà mai porte»), approda in luoghi non convenzionali. L'ultima « incursione» è avvenuta ad Albenga, in Liguria, dove sulle panchine del lungomare, i passanti si sono ritrovati a sostare sopra le massime filosofiche di Epicuro e di Kant. «La più grande ricchezza è bastare a se stessi» (Epicuro), «Non conta quanto ma come si vive» (Seneca), «Agiamo in modo che ogni nostro atto possa diventare un ricordo» (Kant): pillole minime di pensiero forte che sorprendono le persone e le trascinano in un momento di riflessione. Dalle targhe di ottone alla ferraglia di una panchina, la poesia si incontra nelle sedute della via dei Poeti di Merano, lungo il fiume Passirio, intagliate dai versi di grandi poeti come Luzi e Artmann. Chi passa da Pennabilli, nel paese di Tonino Guerra, vicino Rimini, si ritrova avvolto dai «luoghi dell'anima» del poeta romagnolo; poco più avanti, a Borgo San Giuliano, la poesia prende la forma di affreschi che ripercorrono la rima cinematografica di Fellini. Ad Amalfi, accanto alla cattedrale di Sant'Andrea i turisti si imbattono nei versi che Quasimodo declamò passeggiando tra i terrazzamenti: «Qui è il giardino che cerchiamo sempre ed inutilmente dopo i luoghi perfetti dell'infanzia ». 
Ivan Tresoldi, il poeta di strada che ha imposto il suo segno con il motto «chi getta semi al vento farà fiorire il cielo», parla di « attacchi poetici capaci di creare una nuova identità collettiva». Con la sua performance «Pagina Bianca» ha steso 2 mila metri quadrati di carta nelle piazze italiane, per fare esprimere a ognuno un punto di vista poetico. «Centinaia di pennelli e neppure uno spazio sprecato: mi sono reso conto che la poesia, alla gente, manca enormemente», dice l'artista milanese, che con i suoi assalti ha conquistato il palazzo della Rinascente. «Se avessi consegnato la mia poesia a un libro avrebbe raggiunto meno persone, la strada ha una forza diversa, e perdere una parola è come perdere un colore». Per trovare la poesia basta alzare lo sguardo. «Io l'ho trovata incisa nelle baracche di Haiti, nei muri palestinesi e nel carcere di Bollate, dove le detenute hanno scritto i loro versi». 
Caorle
A Dublino la caccia al tesoro è più semplice: ogni anno, il 16 giugno, si festeggia il «Bloomsday», ripercorrendo le tappe dell'Ulisse, ma la città in ogni periodo è seminata di cartine e targhe d'ottone. «Personalmente trovo evocative anche le statue dei poeti, come quella di Lamartine sul lago di Bourget in Savoia», dice il poeta Giuseppe Conte, che ha incontrato messaggi poetici nella Ginevra di Borges, a Manosque, in Provenza e negli autobus scozzesi tappezzati con poster di poesia «È un concetto whitmaniano della poesia, più democratico, il verso che scende dall'Olimpo e si siede al tavolino di un bar per illuminarci». La poetessa Vivian Lamarque, che tra pochi giorni sarà «incisa» sul lungomare di Caorle («benché io sia, mi pare, abbastanza vivente e in discreta salute!»), applaude l'onda popolare della poesia. I versi «Oh il mare di quelle belle sere d'estate.'/ Mare, mare, voglio dirgli una cosa/ prima dell'eternità» saranno tradotti anche in lingua tedesca dal poeta Christoph Aigner. «Sì, l'ultima cosa che ti aspetti andando in giro è di trovarti faccia a faccia con un verso. Quando ti capita è come essere a un tratto in un altrove dove parlano un'altra lingua». Come quella volta che fuori dalla stazione di Pesaro ha trovato una poesia di marmo, in un'aiuola: «andatelo a dire / ai caduti di ieri / che i! loro morire / fu come le nevi .» di Gianni d'Elia per Falcone e Borsellino. O come quando su uno strofinaccio steso al sole si poteva leggere «all'arrivo di marzo / sui campi solitari / si diffonde un colore / sconosciuto alla scienza.. .»: nel bucato era sbucata Emily Dickinson. « Ricordo anche una volta in una viuzza di Thornton dove nacquero le sorelle Bronte, ne trovai una — ricorda la poetessa —. Fu un piacere ma non proprio una sorpresa, anche se cammini a Recanati sai già quel che t'aspetta".

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