domenica 15 luglio 2012

Baci letterari

G. Scaraffia, Quel bacio rubato nel traffico
"Il Sole 24 Ore", 30 gennaio 2011

«Ho paura di un bacio / come di un'ape. / Soffro e veglio / senza riposarmi: / ho paura di un bacio», confessava il dissipato Verlaine. Quindi perché stupirsi se, anche in quest'epoca influenzata dalla pornografia, il bacio conserva una carica emozionale così intensa? Senza scendere a Moccia, la trionfale rinascita del mito del vampiro e del bacio che può dare la morte, ma anche l'amore eterno ne sono la prova.
Sempre più spesso sono le ragazze a baciare per prime e lo stupore che destano è lo stesso provato da Stendhal, a Parigi, quando la giovane Giulia Rinieri de' Rocchi l'aveva baciato, bisbigliandogli: «So bene e da molto tempo che sei vecchio e brutto...». Sorpreso lo scrittore aveva annotato: «Accoglienza stupefacente di Giulia, ma purtroppo le sue confidenze hanno smontato la mia immaginazione».
Certo, ammoniva l'impetuoso Maupassant, «un bacio legale non vale mai come un bacio rubato», eppure i baci estorti di rado sono fortunati. Il povero Balzac, dopo averne rubato uno a una marchesa allumeuse sulle fredde sponde del lago di Ginevra, venne subissato di rimproveri. Per gli amanti fortunati, come D'Annunzio, nella cornice romana della quieta via Gregoriana, il bacio è un'estasi. «Un bacio li prostrava più d'un amplesso. Distaccati, si guardavano, con gli occhi fluttuanti in una nebbia torbida». Ma George Sand doveva accorgersi che l'etereo Chopin avrebbe voluto fermarsi al bacio.
Certo, ci sono baci elusivi, come quelli concessi dalla sinuosa Tamara de Lempicka a D'Annunzio, sul lago di Garda. Illuso dai «suoi baci profondi» il Vate del Vittoriale si illudeva di farla capitolare, ma, dopo averlo coperto di impronte rosse di rossetto con le sue labbra, la pittrice lo respinse con la scusa di temere la sifilide.
I treni, con i loro sobbalzi che avvicinano i corpi e la sensazione di una provvisoria extraterritorialità morale, possono essere un ottimo terreno di caccia. Sul treno per Lourdes, l'ardito Marinetti operò un miracolo. Sedotto dai «denti brillantissimi» di una sconosciuta dello scompartimento vicino, il futurista uscì dal vagone e la raggiunse dall'esterno, rischiando mille volte di cadere. «Un bacio, un bacio, te ne supplico, la bocca!... ancora la tua bocca!». Come rifiutargli qualcosa?
Anche i baci hanno un sapore. Lo sperimentò la «schiava d'amore» di Malaparte, Biancamaria Fabbri, sua compagna a Capri: «Il primo bacio tra noi ebbe un sapore fresco, pulito, un sapore di lacrime non più amare». Anche i baci hanno un rumore. Nelle vie di Dublino, Nora dava al futuro marito, James Joyce «baci rumorosi». Ci sono baci traditori, come quello che Alfred de Musset, malato a Venezia, vide la sua amante George Sand dare al medico che lo curava.
C'è chi, come Scott Fitzgerald cerca di ridurne il valore: «Il bacio ebbe origine quando il primo rettile maschio leccò la prima rettile femmina, alludendo in modo sottile e complimentoso al fatto che era succulenta come un piccolo rettile che aveva baciato la sera prima». Forse perché Zelda, in Alabama, gli aveva confessato di avere baciato un aviatore baffuto solo perché non aveva mai sperimentato un bacio con i baffi.
Ci sono baci di iniziazione, come quello scoccato senza preavviso da Colette, a Rozven in Bretagna, al figliastro adolescente che rischiò di cadere per l'emozione. Ci sono baci esibizionisti: Catherine Robbe-Grillet baciò appassionatamente un'amica in un ingorgo del traffico di Parigi, «più per scioccare la gente delle auto vicine che per piacere». Ci sono baci imprudenti. Alma Malher si fece scoprire annotando sul suo diario un bacio dato a Klimt a Genova. Non sapeva ancora, come l'inesorabile Jean Paul, che «il primo bacio è uno solo; il secondo non c'è; poi, ci sono solo ultimi».


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