Tiziano Bonini
www.doppiozero.com
“E se ci fosse una biblioteca con ogni libro? Non ogni libro in vendita, o ogni libro importante, neanche ogni libro in una certa lingua, ma semplicemente ogni libro; la base della cultura umana. Per primo, questa biblioteca deve essere su Internet.”
Questo non è Borges. Non è la Biblioteca di Babele. Questo è quello che scriveva nel 2007 Aaron Swartz per presentare Open Library, il progetto a cui stava lavorando all'epoca: una biblioteca digitale ad accesso libero, gestita da una fondazione non-profit, che oggi conta su un catalogo di più di un milione di libri, classici e moderni, disponibili in download in vari formati digitali. “Open library è tua. Navigala, correggila, alimentala”, recita il sottotitolo del sito, una specie di Wikipedia per i libri. Aaron Swartz aveva 21 anni nel 2007. Ne aveva 26 quando, l'11 gennaio del 2013, si è suicidato. Da allora, da sabato, la notizia ha rimbalzato sui social network e sui giornali di tutto il mondo. Perché? Chi era Aaron Swartz, al di là delle facili etichette di “genio ribelle della Rete” che i media di massa nazionali gli hanno frettolosamente attaccato addosso, e perché è importante ricordarlo?
Aaron Swartz, secondo le parole del suo mentore Lawrence Lessig – giurista di Harvard impegnato nella battaglia per una riforma del copyright nel nuovo ecosistema digitale - era un attivista per i diritti civili di Internet. Ma ancora non ci siamo. Non è questo dettaglio che ci permette di capire chi era Aaron Swartz e perché era così amato, discusso e ora rimpianto (la sua famiglia e i suoi amici hanno dato vita a un memorial online per condividere il ricordo di Aaron e Wikipedia lo saluta come “uno splendido essere umano”). Attivista, militante, “genio”, sono tutte parole usate in questi giorni per descriverlo ma che non gli rendono giustizia. Il rumore della notizia della sua morte, la ricorrenza della parola “genio” nel ricordarlo, le manifestazioni d'affetto da tutto il mondo, sono in parte analoghe alla scomparsa di David Foster Wallace. Per entrambi si piange, anche con rabbia, il genio e lo spreco di un talento immenso, come se credessimo che quel talento apparteneva a tutti noi, non solo a loro, e non avevano il diritto di farci una cosa del genere, privarci del loro talento. Aaron Swartz non era uno scrittore fragile e famoso, non era ancora un'icona pop, ma tra il pubblico dei geek di tutto il mondo si era guadagnato il rispetto e l'affetto che normalmente si tributa a uno scrittore fragile e famoso. Cory Doctorow, scrittore di cyber sci-fi, blogger e coeditore del blog geek più famoso al mondo – Boing Boing – lo ricorda così: “Lo conobbi quando aveva 14 anni. Aveva già scritto le specifiche del RSS 1.0 (una stringa di codice, ora diffusissima, che permette alle persone di ricevere notifiche automatiche di notizie online, ndr). Quando veniva a San Francisco ci prendevamo cura di lui, era solo un ragazzo. Fui io a presentarlo a Lessig. Divenne attivo nella squadra tecnica di Creative Commons e sempre più coinvolto nei temi di tecnologia e libertà di accesso. Sembrava sempre in cerca di un mentore, e nessuno di questi mentori sembrava riuscire a soddisfare gli altissimi standard da lui richiesti. Aaron ha ottenuto cose incredibili nella sua vita. Era un ragazzo mosso continuamente da nuove passioni, nuovi obiettivi.” LEGGI TUTTO...
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