venerdì 4 gennaio 2013

Sante e cortigiane, unite nelle chiome


Anche Rubens dipinse la Vergine scarmigliata, come Eva la peccatrice

Francesca Bonazzoli

Può sembrare paradossale ma, mentre nei secoli i sacerdoti cattolici si sono uniformati nell'imporre alle donne il precetto di coprirsi il capo come segno di umiltà, modestia e morigeratezza dei costumi sessuali, nell'iconografia la regola è stata molto meno osservata. Prendiamo per esempio l'immagine di Maria, la donna santa per eccellenza, colei che è nata senza peccato, modello per tutte le donne. Ebbene, se la pensiamo sempre rappresentata con il mantello azzurro che le scende dalla testa, dimentichiamo molte altre celebri immagini che la raffigurano con i capelli ben visibili, lunghi, persino biondi nella cappella Scrovegni di Giotto, e acconciati come quelli di una dama di corte, come nello sposalizio della Vergine di Raffaello.
Non troverebbe buon gioco chi obiettasse che in tale scena Maria è rappresentata nel passaggio stesso dallo stato di fanciulla, in cui erano leciti i capelli sciolti, a quello di sposa, che prevedeva il capo coperto. Anche nella Vergine delle rocce dipinta da Leonardo, infatti, dove Maria accudisce il figlio e il piccolo san Giovanni Battista, ella porta lunghi capelli sciolti e ondulati. Stessa libertà sfoggiata mentre siede in trono, col bambino sulle ginocchia, nella pala Sforzesca, alla pinacoteca di Brera, dove invece Beatrice d'Este, che le è inginocchiata ai piedi, da brava madre di famiglia porta i capelli raccolti in una treccia coperta da sete e nastri. E ancora madre con i capelli sciolti, Maria appare assisa in trono nel giorno del giudizio universale nel Polittico dell'Agnello mistico dei van Eyck. Qui Maria è pettinata esattamente come la Eva dipinta nello sportello all'estrema destra, con gli stessi capelli lunghi e ondulati, anzi addirittura più folti, sormontati solo da una preziosa corona gemmata.
Ma anche nei secoli successivi, in pieno controllo controriformistico delle immagini religiose, Rubens potrà tranquillamente dipingere Immacolate o Ascensioni della Vergine con quegli stessi capelli sciolti e scarmigliati che i pittori riservavano sempre ad Eva, la donna peccatrice per eccellenza, colei da cui discendono tutti mali, l'opposto della Vergine. E le contraddizioni non finiscono qui perché i capelli lunghi e sciolti sono proprio l'attributo iconografico attraverso cui vengono identificate la Maddalena e santa Maria egiziaca, entrambe prostitute ritiratesi in penitenza nel deserto. Grazie ai loro crini che, come un manto di pelliccia, arrivano fino ai piedi a coprire la nudità sottostante, sono personaggi immediatamente riconoscibili per esempio nella statua di Donatello o nel dipinto del Pollaiolo. Quei capelli folti alludono alla precedente vita disordinata e, anche se apparentemente coprono, lasciano in realtà intravvedere pezzi di nudità, come nell'erotica Maddalena di Tiziano dai cui capelli emergono i seni.


Insomma, come ha scritto Daniel Arasse, sono capelli così folti da risultare ai limiti dell'osceno e da servire in realtà ad alludere agli innominabili peli pubici delle due ex prostitute. Per questo i capelli di Maddalena e Maria egiziaca non sono semplicemente tali, ma simboli che rimandano a ciò che c'è di selvaggio e stregonesco nella donna tentatrice e, potenzialmente, in tutte le donne. Sono un segno e un ammonimento. Eppure può succedere che, come nel dipinto del Tintoretto alla scuola grande di san Rocco, Maria egiziaca abbia il capo sorprendentemente coperto da un fazzoletto bianco, risultando così irriconoscibile rispetto alle sante dalla vita irreprensibile. Se poi aggiungiamo che l'integerrima santa Teresa, con il capo sempre coperto dal velo come imponeva la regola delle carmelitane, viene invece scolpita dal Bernini in un'estasi erotica in cui nessuno ha mai visto prodursi nemmeno la Maddalena, la confusione diventa ancora più evidente. Paradossalmente fu più ortodosso il Caravaggio quando ritrasse Fillide Melandroni, la sua modella prostituta, nei panni di santa Caterina d'Alessandria, martire filosofa di origini regali, con i capelli virtuosamente raccolti in trecce arrotolate sulla testa. Così Fillide, che era una celebre cortigiana di Roma, appare in realtà composta e pettinata come una signora a modo.
Il fatto è che tutte le sante, a partire dalla Vergine Maria, tranne appunto Maddalena e Maria egiziaca, avrebbero dovuto apparire sempre con i capelli coperti o raccolti intorno alla testa tanto che così è ritratta persino santa Agnese che pure, condotta nuda in un postribolo per essersi rifiutata di offrire sacrifici alla dea Vesta, fu completamente ricoperta da lunghi capelli che Dio le fece crescere istantaneamente. Come al solito, dunque, se nella vita quotidiana l'importanza attribuita ai capelli era enorme al punto da impedire l'ingresso in chiesa alle donne a capo scoperto e a dividerle in virtuose e prostitute, nell'arte religiosa le maglie delle regole risultarono più larghe forse proprio perché fra i principali committenti degli artisti c'era proprio quell'alto clero che, come il cardinale Alessandro Farnese, commissionava a Tiziano i più sensuali nudi di donna.


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