martedì 29 gennaio 2013

La Germania e il tesoro di Hitler


Lo Spiegel: «Intatto il bottino dei gerarchi»

Gherardo Ugolini

"L'Unità",  28 gennaio 2013

«Abbiamo una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda guerra mondiale e, anzitutto, per l’Olocausto. Affrontiamo la nostra storia senza occultare niente e senza respingere. Dobbiamo confrontarci con questo per assicurarci di essere in futuro un partner buono e degno di fede, come del resto per fortuna lo siamo già oggi». Le parole pronunciate da Angela Merkel in un messaggio pubblicato sul suo sito Internet condensano tutta l’intensità con cui la Germania ha vissuto la celebrazione della Giornata della Memoria. Tanto più che quest’anno la ricorrenza s’intreccia con un altro anniversario funesto della storia tedesca. Ottant’anni fa, precisamente il 30 gennaio del 1933, Adolf Hitler venne nominato cancelliere dal presidente della Repubblica Hindenburg, dopo aver ottenuto il 44% di consensi alle elezioni ed aver stretto un’alleanza con il Partito popolare nazionale tedesco, che di lì a poco sarebbe stato estromesso dal governo.
Quel giorno sancì per la Germania l’inizio della fine e per l’Europa il vero principio della seconda guerra mondiale. Tra mostre convegni dedicati alla ricostruzione delle circostanze storiche in cui maturò la «presa del potere» nazista, a suscitare scandalo è l’ultimo numero del settimanale Der Spiegel che rilancia un vecchio scandalo mai del tutto chiarito: che ne è del tesoro accumulato dai nazisti? Sì, perché i gerarchi del Reich non furono solo i feroci criminali che sappiamo, ma furono anche dei ladri avidi e solerti. Ladri soprattutto di opere d’arte: nel corso del tempo accumularono oggetti preziosi d’ogni tipo, mobili, tappeti, quadri, gioielli. Vittime delle ruberie furono soprattutto le famiglie di ebrei incarcerati o deportati. Ma anche palazzi e musei di paesi occupati e annessi alla Germania hitleriana. Che ne è stato di tutto questo gigantesco patrimonio trafugato illegalmente? Quanto è stato restituito ai legittimi proprietari?
L’OROLOGIO DI EVA
L’inchiesta dei giornalisti dello Spiegel porta a risultati poco confortanti: 80 anni dopo la presa del potere la faccenda del cosiddetto «tesoro di Hitler» rappresenta uno scandalo imperdonabile, un vero e proprio «disastro morale» che nessuno si assume la responsabilità di provare a risolvere. I tesori di quell’iniquo bottino non sono stati mai restituiti, per lo più giacciono nei magazzini di musei oppure decorano gli uffici di importanti istituzioni tedesche. Il simbolo di questa «porca eredità», che campeggia sulla copertina del settimanale di Amburgo, è l’orologio di platino con il quadrante circondato da diamanti che il Führer aveva regalato ad Eva Braun per il suo 27esimo compleanno. Sul retro dell’orologio è incisa la dedica a mano «Per il 6.2.1939, cordialmente A. Hitler». Il gioiello è custodito nel deposito della Pinacoteca di arte moderna di Monaco di Baviera insieme ad altri beni preziosi dei gerarchi nazisti, come per esempio un servizio da tavola di 41 pezzi in argento con le iniziali del Führer, un astuccio d’oro per sigarette tempestato di diamanti e appartenuto a Hermann Göring, con incisa l’affettuosa dichiarazione di «eterno amore» da parte della moglie Emmy e della figlia Edda. Tra i gioielli di Göring figurano anche un diadema di brillanti da 32 carati, un fermacravatte di platino con smeraldi, dei gemelli per camicia d’oro con rubini ed un anello di brillanti con ametista.
Evidentemente questi tesori trafugati illecitamente creano imbarazzo alla Germania odierna ed è per questo che non vengono esposti, ma tenuti ben nascosti nei sotterranei dei musei. Tuttavia, i cronisti dello Spiegel hanno indagato ad ampio raggio fino a scoprire che in realtà alcune di quelle opere «maledette» addobbano uffici pubblici della massima importanza, sedi istituzionali e ambasciate tedesche in vari paesi. Un tappeto Sultanabad della collezione Göring si trova oggi nel palazzo della Cancelleria, un secretaire in ciliegio fatto trafugare da Hitler è collocato nell’Ufficio della presidenza della Repubblica, mentre la copia del dipinto di Canaletto «Canal grande con Punta della Salute e Palazzo dei Dogi» è appeso presso la Società dei parlamentari tedeschi. E il bello è che fino ad oggi, nonostante le tante parole di riprovazione, nessun cancelliere si è preoccupato di censire questi «tesori grondanti di sangue» e di procedere alla restituzione ovvero all’indennizzo dei legittimi proprietari.

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