domenica 6 gennaio 2013

Cara biblioteca, sei la mia Babele


MIRELLA SERRI

"La Stampa", 6 gennaio 2012

«I libri sistemati secondo un criterio alfabetico e per generi letterari, dalla narrativa alla filosofia, sono un ricordo del passato. Attualmente l'ordine è saltato, la mia biblioteca è un corpo in decomposizione, i volumi mi invadono e si stanno mangiando la casa, come la vegetazione tropicale divora i monumenti in Cambogia», spiega lo scrittore Raffaele La Capria. Il narratore ha a portata di mano solo alcune pietre miliari della sua raccolta, come le opere di Gide o di Hemingway che lui stesso ha tradotto. «Se voglio consultare un testo, che pure so di possedere, lo ricompro. Faccio prima. Un tempo individuavo i tomi in eccesso con lo stesso metodo con cui i romani mandavano a morte i prigionieri, caso per caso. In questo nuovo anno sfoltirò invece con sterminii di massa». La Capria impugnerà così il machete per una drastica potatura. Ma, per uno scrittore intenzionato a ridimensionare, molti intellettuali sono impegnati a conservare. In che modo organizzano gli amati «ferri del mestiere», i testi del passato e del presente? Quali bussole guidano nei labirinti delle loro biblioteche?
Ttl ha girato la domanda a otto autori, per raccogliere le loro indicazioni di improvvisati archivisti e anche le testimonianze sulla libreria-mappa di umori, amori, ripulse, attrazioni più o meno fatali. «Il buen retiro di Roccamare ospita le letterature a me più care, dalla francese alla russa, e poi saggistica, narrativa e lirica. A Roma, tra salotti, corridoi, cantine, soffitte, l'area latino-greca. Si tratta di 40 mila “presenze” che, per i secoli precedenti all'Ottocento, seguono criteri cronologici, mentre il Novecento scorre secondo l'ordine alfabetico», racconta uno dei più raffinati «collezionisti», Pietro Citati, che, se ogni tanto non facesse piazza pulita, avrebbe una biblioteca doppia dell'attuale. «Riordinare», osserva, «è una lotta da cui mi sembra a volte di uscire sconfitto». Anche Andrea Camilleri - nove mila tomi - combatte con i ranghi serrati e pure con i desiderata della famiglia. «L'organizzazione dei libri smuove corde segrete e incendia gli animi», dice il narratore. «Mia moglie, per esempio, si è ritagliata il settore dedicato alla Shoah e quello per le gialliste, che io apprezzo in generale assai poco, tranne Patricia Highsmith. Nel mio studio c'è una sezione speciale, i livres de chevet: Beckett, Joyce, Faulkner, Gogol, Gadda, Savinio, Sciascia, Pirandello».
Franco Cordelli si prende cura di 30 mila presenze disseminate in mensole senza angoli vuoti e che non consentono vuoti di memoria. «Non ne ho, ricordo tutto. I libri, sullo stesso ripiano, sono disposti in più file e alternano posizione verticale e orizzontale, divisi per aree linguistiche e secondo la cronologia. La letteratura francese, per esempio, inizia con Chrétien de Troyes».
Rigore e disposizione alfabetica, all'interno di letteratura, cinema, spettacolo e così via, sono l'opzione diCristina Comencini. «I miei figli hanno traslocato portando con sé i propri “beni” librari. Ora sto sistemando parecchie new entry, edizioni pregiate provenienti dalla biblioteca di papà», spiega la scrittrice e regista, figlia di Luigi, maestro del cinema e gran lettore. «Vi sono poi gli studi di economia in cui mi sono laureata. Quando scrivo un romanzo attingo dalla storia, mentre per girare i film dalla zona riservata alla fotografia, da Henri Cartier-Bresson a Douglas Kirkland».
A Cabras, nell'appartamento di Michela Murgia, trionfano i colori, con i volumi reperibili a seconda delle case editrici. «La mia originale libreria è composta da colonne di metallo con le opere impilate in orizzontale. Alla sommità - è una mia creazione ferma-libri - ho depositato una mia scarpa, rossa, tortora e nera. Altri settori molto particolari sono la produzione sarda e la teologia». Corrono per le pareti di tre case, da Bari a Roma, e occupano pure le cucine e le toilettes, gli eserciti cartacei di Gianrico Carofiglio. «Anarchia è la parola d'ordine. Rimbaud è vicino a Nietzsche, Patrizia Cavalli e Wislawa Szymborska. Non mi sfugge niente. Conservo anche una raccolta di manuali dove c'è di tutto, dalle arti marziali ai giochi di prestigio».
Federico Moccia, bestsellerista di storie d'amore, anche nella disposizione della biblioteca segue l'appeal dei sentimenti. «Al centro della scaffalatura ci sono gli scrittori emotivamente a me più vicini: Hemingway, Richard Manson, Jay McInerney, Fitzgerald. In alto vi sono i più sorprendenti, da Nick Hornby a David Nicholls. A destra c'è il thriller, da Jeffery Deaver ad Ammaniti. Domina l'arbitrio: Altri libertini di Tondelli confina con Leopardi. Ho intenzione però di cambiare. Sono nel caos». E così, anche per Moccia, il dado è tratto: nei prossimi mesi, nuovo ordine alfabetico.

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